Agnese ha dieci anni ed è una bambina terribile.
Le piace essere antipatica con le compagne e i compagni di scuola. Li snobba, li guarda
dall’alto della sua arroganza, si fa beffe dei più fragili.
Crudele con gli animali. Si dice che una tartaruga per sfuggire alle sue grinfie abbia battuto
il record dei cento metri!
Dispettosa. Nasconde la borsa della palestra del fratello in modo che perda almeno
mezz’ora dell’allenamento di calcio che lui adora.
Egoista perché non divide mai niente con nessuno, nemmeno un biscottone grande
grande.
Insomma Agnese, a causa del suo pessimo carattere, non ha amiche o amici: pennuti,
pelosi, con il carapace o umani che siano e questo preoccupa molto i suoi genitori,
soprattutto in prossimità del Natale, quando i difetti della figlia si acuiscono senza motivo
apparente. Proprio quando tutti diventano più buoni, Agnese diventa più cattiva anzi, Più
Cattiva e Insopportabile.
Naturalmente anche questo Natale non sembra differente dagli altri nove. Poco prima
delle vacanze scolastiche Agnese è turbolenta e disturba la classe. Ruba le merendine,
non fa i compiti, non risponde alle domande della maestra. A casa è distratta, non
ubbidisce alla mamma che le chiede di aiutarla nelle faccende domestiche o al padre che
la invita a preparare una torta in cucina. Ha già rotto dodici palle colorate, la stella cometa,
fatto rovesciare le statuine del presepe almeno quattro volte ciascuna e steso un velo di
colla sul tetto per catturare le renne di Babbo Natale.
Agnese non crede a Babbo Natale ma ogni anno gli scrive una lettera ordinando di
scaricare l’intera slitta nel giardino di casa sua. Cosa che puntualmente non succede e per
questo alla fine di ogni lettera Agnese aggiunge un P.S. con scritto: ‘Comunque non credo
che tu esista’
Qualcuno l’ha vista preparare una trappola per rubare la scopa volante alla Befana.
E’ quasi buio e le luci dei lampioni si accendono quando Agnese si trova a passare vicino
al grande albero di Natale che il sindaco ha voluto al centro della piazza. Anche le lucine
dell’albero si illuminano facendo scintillare i ricchi addobbi, i nastri rosso porpora, gli
angioletti di plastica colorata. Distrattamente la bambina afferra un ramo del grande albero
ed improvvisamente una voce tonante la raggiunge.
“Ahi, mi fai male!”
Agnese si guarda attorno senza vedere nessuno nelle vicinanze. Tutti la conoscono in
paese e le stanno alla larga.
“Allora, vuoi mollare il mio ramo e lasciarmi morire in pace?”
Agnese dapprima scappa al riparo di una panchina poi guarda con curiosità quell’albero
maestoso a cui sono state recise le radici e che alla fine delle feste finirà come legna per i
camini.
“Dai vieni fuori, non lasciarmi solo proprio adesso che ho bisogno di fare quattro
chiacchiere con qualcuno”
“Ma … ma … tu … tu … parli!” Esclama Agnese un po’ stupita e un po’ spaventata.
“Ma … ma … tu … tu … ascolti!” Le fa eco l’albero prima di scoppiare in una risata che fa
tintinnare angioletti e nastrini e addobbi vari.
“Certo che parlo e ho anche implorato che mi lasciassero vivere in pace sulla montagna in
cui sono nato e cresciuto. Ma loro non sentono. Gli umani, quelli ‘normali’ non ascoltano le
voci degli alberi, degli animali, della Terra, che poi sono le voci del loro stesso cuore“.
“Perché allora io capisco quello che dici? Tutto il paese dice che non ho cuore, lo sanno
tutti che sono cattiva anzi CATTIVA”
“I CATTIVI non esistono. Ognuno indossa un’armatura per difendersi da ciò che più lo
spaventa. Di solito i CATTIVI sono persone che hanno paura di guardare in fondo al
proprio cuore e confrontarsi con il mondo che li circonda. Ma ora presentiamoci. Io sono
Abetuccio, nonostante le mie discrete dimensioni e tu sei Agnese la CATTIVA giusto? Ho
sentito parlare di te”.
Agnese arrossisce per la prima volta in vita sua. Dal vocione di Abetuccio, quella parola
esce trasformata in qualcosa di ridicolo che la fa vergognare.
Quella notte non dorme, si gira e rigira nel letto, pensando e ripensando a quell’incontro
magico finché, sul far del mattino, decide di tornare a parlare con Abetuccio.
E così fa tutti i giorni che precedono il Natale e quelli subito successivi. Gli racconta delle
sue paure di bambina, dei suoi sogni, di ciò che vorrebbe essere e di tanto ancora perché
il cuore è come una pentola di grande capienza e se lo vuoi svuotare tutto ti serve molto
tempo. Tempo che però non hanno. Perché la vita di un albero senza radici fugge via
velocemente come le feste di Natale. Il vocione diventa sempre più sottile, mentre le narra
di muschio, temporali e cieli stellati, fino a trasformarsi in un soffio gelido di vento tra i
rami. Agnese piange lacrime grosse e calde abbracciando l’amico e implorandolo a non
lasciarla, a rimanere con lei.
“Non morire Abetuccio! Io mi occuperò di te! Ti riporterò in montagna dove sei nato e
cresciuto, te lo prometto”. Le pare di udire una risata flebile che fa sussultare un angioletto
di plastica colorata.
Quella notte è l’ultima delle Feste di Natale e dell’albero ritto in mezzo alla piazza.
L’indomani verrà fatto a pezzi adatti alle stufe e ai camini e la sua corteccia rugosa
spanderà profumo di resina nell’aria del paese. Ma Agnese non si arrende e vuole
mantenere la promessa fatta. Però ha bisogno di aiuto e a chi altri si può rivolgere se non
a Babbo Natale, alla Befana e alla loro Magia?
“Vi prego, amici, aiutatemi” implora stringendo forte le coperte del letto “rinuncerò ai regali
di tutti i prossimi natali e farò tesoro del carbone” sono i suoi ultimi pensieri prima di
addormentarsi.
“Mi sembra molto migliorata” dice Babbo Natale girando attorno al letto di Agnese.
“Mi pare che sia pronta a volare sulla mia scopa” incalza la Befana.
“Allora raggiungiamola nel suo sogno” dicono insieme.
La mattina successiva quando le motoseghe tagliano il grosso tronco, Agnese sorride.
Tiene in mano un rametto che Abetuccio le ha regalato come ricordo durante il volo sulla
scopa della Befana. Naturalmente il corpo fisico dell’albero è rimasto nella piazza perché
troppo grosso da trasportare anche con l’aiuto della slitta e delle renne. “Poco importa”
pensa Agnese, perché l’anima dell’albero è tornata sulla montagna grazie alla Magia del
Natale.
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