Lauretta e Mirella erano solite trascorrere i pomeriggi giocando in giardino dell’una o dell’altra, perché le
loro case confinavano. Nel giardino di Lauretta c’era una bella altalena che pendeva da un grande olmo,
invece nel giardino di Mirella c’era una casetta di legno con tutto il necessario per giocare. Certo l’ideale
sarebbe stato avere una casetta sull’albero tutta per loro, ma i genitori pensavano che fosse pericoloso,
perciò le due bimbe si accontentavano di fantasticare come poteva essere quel mondo misterioso sospeso
lassù.
Intanto si avvicinavano le vacanze natalizie e le due amiche erano tutte prese dai preparativi per gli
addobbi e dall’attesa dei regali che, per tradizione, avrebbe portato loro la Befana. Per i regali avevano
tante idee e tanti desideri, che avevano espresso mandando lunghe letterine e cercando di capire se erano
state veramente brave o no, perché non volevano trovare solo carbone come regalo!
Ma il vero problema che occupava i loro pomeriggi era capire come faceva la Befana a volare su di una
vecchia scopa e distribuire i doni attraverso i camini delle case. Mirella era molto incerta su questa
faccenda, perché guardava il camino di casa sua e lo trovava molto stretto: come potevano passarci i
giocattoli e poi si sarebbero sporcati! Lauretta la tranquillizzava dicendo che la Befana era senz’altro un
po’ vecchiotta per volare agilmente su di una scopa, però era una fata buona e sarebbe riuscita a far tutto,
volare, distribuire i doni, farli passare per i camini e senza che si sporcassero! Povera vecchietta! Quasi
quasi volevano aiutarla, perché si sarebbe stancata troppo a fare tutto da sola! Le due amiche ebbero così
una bella idea: perché non le procuravano una scopa nuova? Almeno così avrebbe volato più comoda e
sicura! Senza perdere un attimo di tempo corsero in casa e Lauretta propose alla mamma di comprare una
scopa nuova per la Befana, ma la mamma era troppo indaffarata e rimandò l’acquisto ad un giorno più
tranquillo. Allora fu il turno di Mirella, chiese alla sua mamma se potevano comprare una scopa nuova
per la Befana, ma anche lei trovò una scusa per rimandare l’acquisto.
Mirella e Lauretta erano un po’ deluse da questi rinvii, pensavano che gli adulti trovavano sempre il modo
per dire “vediamo, magari domani” e quel domani non arrivava mai! Ma due bimbe da sole come
potevano aiutare quella fata buona? Per loro era come aiutare le loro nonne, che avevano tanti acciacchi e
non riuscivano a fare tutto da sole, volare poi!
Dovevano pensare ad un’alternativa che loro due riuscissero a realizzare. La grande idea fu di Lauretta:
perché non prendevano un po’ di biscotti, qualche merendina, un po’ di frutta e mettevano il tutto in un
bel cestino decorato, da riporre sotto la cappa del camino di casa? Così la Befana avrebbe potuto fermarsi
un pochino a riposare e a mangiare qualcosa di buono, visto che l’attendeva una lunga notte di lavoro. Le
due amiche iniziarono così i preparativi per realizzare il loro dono. In soffitta Mirella trovò un cestino che
forse un tempo aveva contenuto qualche bottiglia di vino, ma era ancora in buone condizioni, anche se un
po’ impolverato. Lauretta si procurò i fili dorati e argentati da mettere tutt’attorno al bordo e magari fare
anche un bel fiocco. Mancavano i biscotti, le merendine e la frutta, ma quello non era un problema,
perché nella credenza di casa trovarono ciò che volevano, con l’aggiunta di qualche caramella e qualche
cioccolatino. Misero tutte le provviste nel cestino, lo decorarono con i fili d’oro e d’argento, lo resero
ancor più bello con un grande fiocco ed ecco che il loro dono per la Befana era pronto! Prima però
scrissero un biglietto, in modo che la Befana capisse che quel regalo era per lei; poi nascosero il cestino
nella casetta di legno di Mirella e chiusero per bene la porticina, in modo che nessuno portasse via quel
bel regalo; ora erano impazienti che arrivasse la vigilia dell’Epifania.
Quel giorno finalmente arrivò; nel pomeriggio le due bimbe giocavano in giardino come al solito,
inventando mille giochi, ma sempre tenendo d’occhio la casetta di legno, casomai arrivasse qualche
malintenzionato a rubare il loro cestino.
Il freddo era piuttosto pungente e il sole stava tramontando quando lungo la strada le bimbe videro
arrivare una donna molto anziana. Camminava a fatica, appoggiandosi ad un bastone, il suo cappotto era
logoro, con qualche toppa qua e e là; le scarpe erano molto usurate, forse con qualche buco nella suola, e
la sciarpa attorno al collo era tutta scolorita e sfilacciata; nel complesso sembrava una donna molto
povera e molto malandata. Mirella e Lauretta, tutte prese dai loro giochi, la videro solo quando lei si
avvicinò al giardino e afferrò la cancellata per sostenersi. Le bimbe sulle prime pensarono che fosse una
mendicante che chiedeva l’elemosina, ma la donna non chiese nulla; tirò fuori dalla tasca un vecchio
fazzoletto e se lo passò sulla fronte lentamente, per asciugarsi il sudore, ma sembrava che quel gesto le
costasse molta fatica. Le due bimbe capirono che la donna doveva essere molto stanca e le chiesero se
voleva riposarsi. Lei rispose che non voleva disturbare, ma chiedeva solo un bicchiere d’acqua, perché
aveva molta sete. Le bimbe furono colpite dalla gentilezza con cui quella donna aveva chiesto loro da
bere, perciò corsero in casa a prendere l’acqua. Pensarono inoltre che forse avrebbe gradito anche
qualcosa da mangiare, ma in casa non c’era nulla, perché le loro mamme dovevano ancora fare la spesa,
perciò presero solo qualche merendina e un po’ di frutta dal cestino che avevano preparato per la Befana.
Quando la donna le vide arrivare con tutte quelle buone cose, si mise quasi a piangere per la commozione,
perché nessuno l’aveva trattata con tanta premura e non finiva di ringraziare le bambine, che si sentirono
molto orgogliose per la loro buona azione. L’anziana donna le salutò e loro corsero in casa raccontare
quell’avventura ai genitori; poi portarono il cestino in casa di Mirella e lo sistemarono sotto la cappa del
camino, perché oramai era buio e si avvicinava la notte della Befana. Il cestino era un po’ vuoto, poiché
non erano riuscite a colmare le mancanze, ma speravano che la Befana lo avrebbe gradito ugualmente.
Nonostante l’ansia per i regali, le bimbe dormirono profondamente, ma al loro risveglio trovarono una
doppia sorpresa, infatti oltre ai regali desiderati, videro che nel cestino al posto di biscotti e merendine
c’erano due piccolissimi gattini, uno bianco e uno nero, che dormivano beatamente. Che sorpresa! Ma
cosa ci facevano quei due batuffolini nel cestino? Chi li aveva portati? I genitori non ne sapevano nulla e
rimasero stupiti pure loro, perché non si sapevano spiegare quel mistero. Videro, però, che da un angolino
del cesto spuntava un biglietto che diceva: “Care bimbe, ho apprezzato molto la generosità che avete
mostrato verso una povera vecchietta quale io sono, perciò voglio ricompensarvi con questo dono, che
sono sicura vi piacerà! Mi raccomando, abbiate cura di questi gattini e siate sempre gentili e premurose,
come avete fatto con me. La vostra cara amica
Befana”.
Le bimbe scoppiavano di felicità, perché mai avrebbero immaginato che la Befana in carne e ossa si fosse
presentata proprio a loro e che le avrebbe ricompensate con quel regalo splendido! Mirella prese il gattino
nero e Lauretta quello bianco, ma dovevano pensare ai nomi e la scelta non fu facile! Finalmente giunsero
alla soluzione: Mirella chiamò il suo Pepe, perché era nero come il vero pepe, mentre Lauretta chiamò il
suo Sally, perché era bianco come il sale ed erano sicure che quei nomi sarebbero piaciuti anche alla loro
amica Befana!
Di Eugenia Indiano