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I due pasticceri

I due pasticceri

Matilda e Giuseppe, vivevano in un villaggio, in nord Italia. La loro casa era
piccola e decorosa, non aveva dei grossi confort, ma non le mancava nulla e
per i due anziani, quella graziosa dimora, era il “tutto”. In origine le famiglie di
Matilda e Giuseppe, erano molto abbienti, e in gioventù i ragazzi avevano
frequentato delle scuole prestigiose, e durante gli anni del College, si erano
conosciuti, di li a poco tempo, era “sbocciato” l’amore, e al compimento del
venticinquesimo anno d’età, erano convolati a nozze, e il pranzo nuziale era
stato organizzato, in una suntuosa villa del 1500, e i festeggiamenti
continuarono per tutto il giorno, e secondo le cronache dell’epoca, si
prolungarono fino al giorno seguente. I primi anni di matrimonio gli sposi
spendevano tanto denaro, e dato che non lavoravano, perché erano viziati,
purtroppo lasciarono le loro due imprese di dolci, in mano ad una persona.
All’inizio si comportò bene, era gentile con i dipendenti, gli stipendi erano
sempre erogati, inoltre non mancava mai, la tredicesima a dicembre, poco
prima di Natale. Poi, all’improvviso tutto cambiò, la persona che si era
occupata delle due aziende, sparì nel nulla a parte uno scritto che lasciò
sopra alla sua scrivania, nel suo ufficio, e fu Giuseppe a leggere per primo,
quelle parole, rimanendone sconcertato, e solo dopo ventiquattro ore, trovò il
coraggio di confessare alla moglie, che da quel momento in poi, la loro
opulenta vita sarebbe cambiata, che avrebbe dovuto rinunciare alle feste, agli
abiti parigini, ai viaggi extra lusso, alla parrucchiera tre volte alla settimana
egli altri suoi vizi, e la vita sarebbe cambiata, a causa del loro uomo di
fiducia, che era scappato con il denaro delle loro due imprese, e purtroppo
erano rovinati, e avrebbero venduto la villa padronale, e dovevano ridursi a
vivere, in una casa tanto più piccola. Matilda ascoltò quella sofferta
confessione, restò muta per cinque minuti, poi si avvicinò con grazia almarito, e dopo avergli stretto le mani, gli diede un dolce bacio, nella guancia
sinistra, e poi prese parola :
-Mio adorato Giuseppe, noi ci siamo scelti, e giurammo davanti a Dio, alle
nostre famiglie, che saremmo stati uniti, nella buona e cattiva sorte, nella
salute e nella malattia e per sempre.-
-Anche se perderemo tutti i nostri agi, resteremo assieme, e affronteremo
questo difficile cambiamento.- Tranquillizzò l’uomo con tutto l’amore
possibile, riuscendo nel suo intento. Dopo essersi ripreso, Giuseppe rispose
all’amata moglie.
-Matty, Ora come faremo a vivere-
-Purtroppo, siamo viziati e non abbiamo mai voluto lavorare, perché era
noioso-
-Come faremo amore mio- poi, si mise a piangere, come fosse stato un
bambino.
-Mmn… Giuseppe, rammenti la mia cuoca Brunilde-
-Era una valente cuoca e superba pasticcera, e quando ero bambina,
rimanevo spesso con lei, nell’immensa cucina, e l’aiutavo a fare i dolci, ed
ero diventata piuttosto brava-
-E con i pochi soldi che ci rimarranno, compreremo una piccola casa, e
annetteremo il laboratorio di pasticceria-
-Io, farò i dolci e tu penserai alle vendite, poi… se riusciremmo a ingranare,
assumeremo una commessa.- Propose la donna con entusiasmo.
-E magari, quando gli affari gireranno bene, regaleremo i dolciumi, alle
famiglie povere e bisognose, è così triste per i bambini, non poter mangiare
mai i biscotti, la ciambella e le caramelle, ed è ancora più triste per loro,
quando arriva il Natale- Rispose l’uomo.
-Si, amore mio… hai ragione, e se il laboratorio di pasticceria, ingranerà
davvero bene, regaleremo i dolciumi ai bambini poveri, (ma anche agli altri),
per l’intero periodo natalizio-
-Cosa ne pensi, amore mio-Chiese la donna, e attese con emozione, la
risposta del marito-.
-La tua idea è eccellente, ci comporteremo come vuoi tu, e vedrai che andrà
benissimo, e renderemo felici, tutti i bambini del nostro villaggio, poi di tutta la
contea e andremo anche oltre- Affermò con rinnovato entusiasmo, il buon
Giuseppe.
-Oh, ora sei fin troppo ottimista amore mio-
-Sei il solito ambizioso e guardi lontano, e spero di tutto cuore, che tu abbia
ragione- Rispose lei, con la voce leggermente tremante.
-Non temere amore mio, il laboratorio di pasticceria “Brunilde”, sarà un
successo-Volle rassicurarlo, l’uomo.
-Vuoi chiamare il laboratorio di pasticceria, come la mia cuoca-. Chiese
Matilda.
-Si, penso che sia giusto così- Concluse Giuseppe.
-Allora, così sia scritto e così sia fatto-Confermò lei.
Dopo quell’intensa conversazione, la situazione seguì il suo percorso
naturale, e i due sposi finirono praticamente in banca rotta, le due imprese
furono vendute, e all’inizio i dipendenti rimasero senza lavoro, però…
Giuseppe si diede da fare e contattò tutti gli amici importanti dei suoi genitori
e dei suoceri, e riuscii a trovare un posto di lavoro, a tutte le persone che
erano rimaste disoccupate, infine e poco tempo dopo, nacque il sognato
“Laboratorio di pasticceria Brunilde”, e in breve tempo fu un vero successo.
Matilda si rivelò una eccellente pasticcera, e dimostrò di avere imparato alla
perfezione, l’arte dei dolci, dalla compianta cuoca. In realtà Matilda avrebbe
avuto bisogno di una aiutante, o due ma non volle mai nessuno con lei, al
contrario lavorò sempre da sola, e sacrificò anche la vita privata, e ad un
certo punto, i due sposi rinunciarono pure ad avere dei figli, in compenso
furono amati, da tutti i bambini del villaggio, poi della contea, ed infine di tutta
la regione e anche oltre, e durante il periodo natalizio, regalavano i dolci a
tutti i bambini, ma avevano sempre una attenzione particolare, nei confronti di
chi era povero e sia Matilde che Giuseppe, provavano una gioia immensa,
nel periodo natalizio, quando consegnavano ai piccoli sfortunati, i dolci e dei
peluche. Gli anni passarono velocemente, purtroppo il tempo fu inesorabile e
i due sposi diventarono anziani, e senza nemmeno che se ne rendessero
conto, e un poco alla volta giunsero anche gli acciacchi della vecchiaia, e
Matilda cominciò ad ammalarsi spesso, per cui la produzione dei dolci, iniziò
a rallentare, ma non c’era nulla da fare, perché la donna non voleva saperne
d’avere una aiutante e persino due. Giuseppe era disperato, e non riusciva a
convincere l’adorata moglie, fino a quando la situazione precipitò
all’improvviso e Matilda si ammalò gravemente, e non si alzava mai dal letto,
e l’uomo piangeva disperato, poi nel momento di massima disperazione, una
luce intensa come l’arcobaleno, squarciò la stanza, poi un buffo essere, alto
settanta centimetri, e con indosso un abito rosso, un cappello verde e a
punta, e con in cima un campanello giallo, e disse a Giuseppe, che da quel
momento la dolce Matilda sarebbe guarita, e loro non avrebbero più
invecchiati, e che Babbo Natale in persona, gli incaricava di sfornare i dolci
per tutti i bambini del mondo, e ci sarebbero riusciti grazie all’aiuto dei “folletti
cucinieri”.
E, così sia scritto e così sia fatto, come disse Matilde, tanti anni prima…

Di Elisabetta Mattioli

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