C’era una volta, in un grande bosco innevato, un piccolo orso di nome Milo. Milo
viveva con la sua mamma in una calda tana sotto una quercia gigante. Il Natale stava
per arrivare, ma nel bosco non era come nei villaggi degli uomini: non c’erano luci,
regali o grandi feste. Qui, il Natale era un momento di quiete, un tempo in cui la neve
copriva tutto di bianco ei cuori di tutti gli animali si riempivano di una dolce calma.
Milo, però, non capiva perché fosse così speciale. Una sera, mentre la mamma lo
avvolgeva nel muschio caldo per la notte, lui si mise a fare domande.
«Mamma, cos’è davvero il Natale?» chiese Milo, con i suoi occhi grandi e curiosi.
La mamma sorrise e rispose con voce gentile: «Il Natale è come un canto, Milo. È
un momento per ascoltare il nostro cuore, per stare vicini e ricordarci quanto siamo
importanti l’uno per l’altro.»
«Un canto?» Milo aggrottò la fronte. «Io non sento niente.»
La mamma si alza piano, accarezzandogli il muso. «Devi solo ascoltare meglio.
Forse domani lo troverai.»
La mattina dopo, Milo si svegliò con un obiettivo: trovare il “canto del Natale” di cui
parlava la mamma. Uscì dalla tana e si avventurò nella neve soffice, che
scricchiolava sotto le sue zampette.
Non aveva fatto molta strada quando incontrò Luna, una giovane volpe che stava
scavando nella neve per cercare una radice.
«Ciao, Luna!» chiamò Milo. «Tu lo sai cos’è il canto del Natale?»
Luna sollevò il muso sporco di neve e scosse la testa. «Non so di cosa parli, ma
posso dirti che il Natale per me è il rumore delle foglie sotto la neve. Ascolta!»
Milo tese le orecchie e sentì un leggero fruscio ogni volta che il vento scuoteva i
rami. Era un suono dolce, quasi una melodia, ma Milo non era sicuro fosse il canto
che cercava.
«Grazie, Luna!» disse e continuò il suo cammino.
Poco dopo, incontrò Tobia, un vecchio gufo appollaiato su un ramo. Il gufo
sonnecchiava, ma quando sentì Milo, aprì un occhio curioso.
«Signor Tobia, lei sa cos’è il canto del Natale?» chiese Milo.
Tobia sbuffò e aggiustò le piume. «Il canto del Natale? Non è così, piccolo. Ma ogni
Natale mi piace ascoltare il crack del ghiaccio che si forma sul lago. Ascolta anche
tu!»
Milo corse fino al lago, dove vide che la superficie era coperta da un sottile strato di
ghiaccio. Si accucciò vicino e ascoltò. Un improvviso crack ruppe il silenzio, come
un piccolo tuono, e Milo sobbalzò.
«È questo il canto?» si chiese, ma il suo cuore gli disse che doveva cercare ancora.
Il sole cominciava a tramontare, colorando il cielo di rosa e arancione. Milo era un
po’ stanco, ma non voleva tornare a casa senza aver trovato il canto. Si fermò vicino
a un grande abete e si accoccolò tra le radici per riposare.
All’improvviso, sentì un leggero tintinnio, come il suono di un campanellino lontano.
Alzò lo sguardo e vide un piccolo uccellino bianco che svolazzava tra i rami.
«Ciao, piccolo orso!» trillò l’uccellino, piegando la testolina.
«Ciao… Chi sei?» chiese Milo, incuriosito.
«Mi chiamo Fiocco. Stavi ascoltando il mio canto?»
«Il tuo canto?» Milo sgranò gli occhi. «Ma… è questo il canto del Natale?»
Fiocco ridacchiò e atterrò sul naso di Milo. «Il canto del Natale non è solo un suono.
È qualcosa che senti dentro. Quando guardi la neve cadere o quando il vento ti
accarezza il pelo. È quel calore che ti riempie il cuore, anche se fuori fa freddo.»
Milo rifletté un attimo. «Ma io voglio trovarlo e portarlo alla mia mamma! Come
faccio?»
Fiocco aprì le ali, facendo un piccolo fruscio. «Ascolta bene. Non cercare con le
orecchie, ma con il cuore. Chiudi gli occhi.»
Milo fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. All’inizio sentì solo il vento, il fruscio
degli alberi, e il suo respiro. Poi, piano piano, si accorse che ogni suono intorno a lui
si intrecciava, come un coro silenzioso: il fruscio delle foglie, il crack del ghiaccio, e
il tintinnio delle ali di Fiocco. Era come una melodia dolce, che sembrava raccontargli
una storia.
Quando aprì gli occhi, sentì il cuore traboccare di gioia. «L’ho trovato!» gridò.
Fiocco, scusa. «Bravo, piccolo orso. Ora portalo alla tua mamma.»
Milo corse a casa, con la neve che scricchiolava sotto le zampe e il cuore pieno di
emozione. Quando entrò nella tana, trovò la mamma che lo aspettava accanto al
fuoco.
«Mamma, ho trovato il canto del Natale!» esclamò, con gli occhi scintillanti.
La mamma lo guardava con dolcezza. «Davvero? Raccontamelo.»
Milo si sedette accanto a lei e chiuse gli occhi. Iniziai a descrivere ogni suono che
aveva sentito: il fruscio delle foglie, il crack del ghiaccio, e il tintinnio delle ali di
Fiocco. Man mano che parlava, sembrava che quei suoni riempissero la tana, e la
mamma si sentì avvolta da una calda serenità.
«È bellissimo, Milo,» disse alla fine, stringendolo forte. «Questo è il regalo più bello
che potessi portarmi. Ora capisci? Il canto del Natale è tutto ciò che ci fa sentire
amati e vicini.»
Milo annuì e si rannicchiò tra le zampe della mamma. Fuori, il vento cantava
dolcemente tra i rami della quercia, e il piccolo orso si addormentò, cullato dalla
magia del Natale.
E così, il piccolo Milo imparò che il Natale non è qualcosa che si può vedere o
toccare, ma un sentimento da custodire nel cuore. E ogni volta che il vento soffia
dolce tra gli alberi, il canto del Natale continua a risuonare, per chiunque abbia il
cuore pronto ad ascoltarlo.
Di Leda Pace