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Il folletto Sam

Il folletto Sam

Era dicembre, il vento soffiava gelido e la candida neve aveva imbiancato il bosco. Il
folletto Sam rientrò nella sua casetta brontolando.
«Brrrrr, che freddo!», esclamò. Aveva la punta del cappello congelata, le mani
screpolate e il naso rosso rosso. Si tolse il cappotto verde, che era lungo fino ai piedi,
e andò a scaldarsi vicino al fuoco.
«Uff, non sopporto l’inverno, è così rigido e buio!», borbottò mentre si lisciava la folta
barba rossa.
Poi cucinò una zuppa di funghi e castagne, ma non appena si fu seduto a tavola per
mangiarla, udì una dolce melodia provenire dal villaggio vicino.
«Uff, comincia la tortura, questi noiosi canti natalizi dalla mattina alla sera!», disse il
folletto.
Sam detestava il Natale, e quando il giorno successivo si recò al villaggio per fare
scorte di cibo, si arrabbiò ancora di più. Dalle case proveniva un profumo invitante di
biscotti al burro, cioccolata calda, anice e cannella. Ogni porta era decorata con
ghirlande di agrifoglio, sulle finestre brillavano decorazioni d’oro e d’argento, migliaia
di luci colorate ricoprivano i cespugli. Per le strade tutti correvano indaffarati e felici,
carichi di pacchi e sacchetti, e i bambini giocavano spensierati lanciandosi addosso
palle di neve.
Sam osservò ogni cosa, poi lasciò il villaggio furioso, diretto verso il bosco.
«Grrr, che rabbia! Tutti impegnati a organizzare il Natale, una festa inutile…»,
mormorava mentre camminava con il petto in fuori e lo sguardo accigliato.
«Cra cra! Ma possibile che sei sempre arrabbiato?», gli chiese una piccola rana che
saltellava da quelle parti.
«E tu cosa vuoi? Perché non ti impicci degli affari tuoi?», rispose il folletto, poi aprì il
portoncino della sua casa nell’albero e lo richiuse maleducatamente. La rana sospirò
e scomparve fra i rovi innevati.
Sam si preparò una camomilla, ma non riuscì a scacciare via la rabbia.
«Grrr! Non sopporto tutto questo, non lo sopportoooooo! Devo fare qualcosa per
rovinare il Natale agli abitanti del villaggio», urlò. Pensa e ripensa, prese una
decisione.
«Ah, ah ah,» rise. «Ho trovato! Farò trascorrere a tutti un Natale indimenticabile! Ah,
ah, ah! Un Natale senza luci né colori, ah,ah, ah, un Natale buio e scuro!».

A un tratto, Sam diventò serio.
«Un momento! Io ho qualche potere magico, certo, ma non riuscirò a far calare il buio
sul villaggio», disse lisciandosi la barba, «soltanto la strega del bosco può aiutarmi!»
E così dicendo, uscì di corsa verso la zona più fitta del bosco. Dopo ore di cammino,
giunse a casa della strega. I muri erano tutti viola, ricoperti di edera. Uno strano gufo,
poggiato sul tetto, lo fissava.
«Uh-ohh! Benvenuto piccoletto, cosa vuoi dalla strega?», gli chiese il gufo.
«Ho bisogno del suo aiuto», rispose Sam.
«Uh-ohh! La strega non aiuta nessuno, è cattiva!», disse il gufo.
Sam si mise a riflettere, lisciandosi la barba, e nel frattempo il gufo si addormentò.
Così, il folletto ebbe un’idea.
«Se riesco a far addormentare anche la strega, è fatta!», pensò. Andò a spiare da
una finestra e vide la strega seduta su una poltrona accanto al fuoco: aveva il naso
lungo e la faccia piena di rughe. Sam si fece coraggio e cominciò a intonare una
ninna nanna:

Dormi strega del boschetto
dormi accanto al caminetto
ascolta questa canzoncina
fatti una bella dormitina!

La strega chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo. Sam entrò in casa e si
guardò intorno. Doveva assolutamente trovare il libro degli incantesimi!
«Ronf, ronf, ronf!», la strega russava forte e lui finalmente lo vide. Il grosso libro era
sul tavolo, in salotto. Sam sfogliò velocemente le pagine ingiallite finché non trovò la
formula giusta. Allora spalancò le braccia e recitò queste parole:
«Potere di strega, mettiti in viaggio e fai calare il buio fino al villaggio!»
All’istante l’oscurità calò sugli alberi e sulle case. Sam non vedeva nulla, neppure la
mano sollevata davanti al proprio naso. Nel villaggio, chi era in cucina faticò non poco
a raggiungere il tavolo dove si cenava e più di qualcuno andò a sbattere contro
l’albero di Natale. Fuori dalle finestre si vedeva solo nero, si erano spente anche le
stelle. I bambini del villaggio erano tutti molto preoccupati.

«Hiiiii! Con questo buio Babbo Natale non riuscirà mai a trovarci, sarà un Natale
senza regali!», strillavano e piangevano i più piccoli.
Nulla, non si vedeva proprio nulla. Si riusciva solo a sentire, da lontano, la risata del
folletto Sam.
«Ah ah ah! Adesso nessuno potrà festeggiare il Natale!», gridò Sam, mentre cercava
di tornare nella sua casa nell’albero. Era tutto buio e non riusciva a orientarsi nel
bosco. A un certo punto cominciò a preoccuparsi.
«Uhhh! Che paura, non vedo dove metto i piedi, c’è troppo buio!», mormorò, e poi
all’improvviso CRAAACK! Sam stava camminando sul lago ghiacciato, ma il ghiaccio
si ruppe e PATATRACK! Sam cadde nelle acque gelide, terrorizzato. Ma subito
qualcuno lo tirò su. Era la rana che aveva incontrato nel bosco.
«Cra cra, forza, vieni subito a scaldarti nella mia tana», gli disse.
Nel frattempo, la strega del bosco si era svegliata e aveva recitato una formula
magica per riportare la luce. Tutto era tornato come prima. Ogni albero di Natale era
stato riacceso e tutti festeggiavano felici. Poco dopo mezzanotte si sentì nel cielo un
allegro scampanellio DRIN DRIIIIN! Babbo Natale era arrivato!
Sam si scaldò davanti al fuocherello del camino, a casa della rana. E quando il suo
pancino brontolò, la rana gli offrì una grande tazza di latte caldo e dei gustosi biscotti
alla cannella. Sam ringraziò la rana con gli occhi lucidi e capì di essere stato davvero
cattivo.
«Sei stata gentile con me e mi hai aiutato, nonostante non lo meritassi. È che mi
sveglio sempre arrabbiato! E a Natale sono ancora più arrabbiato!»
«Cra cra! Forse sei tanto arrabbiato perché stai sempre da solo. Avresti bisogno di
un amico…»
«Ma io non ho amici!», esclamò Sam con voce tremante.
«Cra cra! Io voglio essere tua amica, tu vuoi?», gli domandò la rana.
Si abbracciarono forte e fu un Natale bellissimo.

Di Caterina

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