C’era una volta un gatto di nome Sebastiano, il nome lo aveva scelto da solo
ascoltando i bambini giocare nel parco. Uno di loro era stato chiamato dalla
mamma con quel nome strano, lungo che a lui pareva bello ed elegante e lo scelse
per sé.
Sebastiano, come avrete intuito, era un gatto randagio di colore bianco con vivaci
macchie arancioni. A vederlo si poteva pensare che fosse un gatto domestico che
si era perduto abituato alle sue comodità. Ma ahimè il nostro bel gattone viveva per
strada cercando ogni giorno da solo il suo cibo, non si fidava tanto delle persone
perché le vedeva grandi, spaventose e poi non avevano mai fatto nulla per lui da
quando era nato però gli piaceva osservarle, soprattutto i bambini lo incuriosivano
molto con le loro grida mentre giocavano nel parco dietro il quale lui viveva.
Aveva trovato un riparo in un vecchio scatolone abbandonato per strada ma
purtroppo quando pioveva si bagnava tutto e quando faceva troppo caldo preferiva
dormire sull’erba fresca.
Il cibo scarseggiava sempre e Sebastiano era molto magro. I
l colore bianco latte era ormai diventato grigio e le macchie arancioni erano quasi
invisibili sotto il manto di sporcizia che lo ricopriva. A volte si metteva a fissare le
finestre ed i balconi delle case dove c’erano affacciati dei gatti come lui, ma quei
gatti erano puliti, felici, si leccavano le zampine dopo aver mangiato sicuramente
cose squisite e vedendoli gli scorreva sempre una lacrima dagli occhi che gli
bagnava i baffetti prima di cadere al suolo.
Cercava sempre di essere ottimista e di pensare che il giorno successivo sarebbe
stato migliore di quello appena trascorso.
Una sera uggiosa e fredda Sebastiano era stanco ed affamato più del solito perché
non riusciva a trovare cibo da un paio di giorni, le strade erano vuote, nemmeno più
i bambini giocavano nel parco e tutti erano chiusi nelle loro case. Bar e ristoranti
che gettavano via cibo erano chiusi, lui non riusciva a capire perché ma aveva
fame, era tanto triste e si sentiva solo.
Ogni tanto passava qualche umano con un cane al guinzaglio. Gli umani erano
strani in quel periodo, avevano sempre il viso coperto da una sorta di maschera e
Sebastiano non potendo guardargli la bocca non sapeva se erano felici o tristi,
come lui.
Stava per addormentarsi lasciandosi andare stanco di lottare quando all’
improvviso udì una voce che lo chiamava “Ehi tu! Dico a te micio”. Sebastiano saltò
sulle quattro zampe con la coda dritta per la paura ma non vedeva nessuno! La
voce insisteva “Guarda in alto, sono qui !”.
Il micione alzò lo sguardo e vide che a parlargli era un lampione! La sua luce
illuminava una panchina nel parco sulla quale il gatto si sedette per ascoltare il
lampione parlante che sembrava essere un essere molto intelligente e colto. Gli
spiegò cosa stava succedendo nel mondo e perché le strade erano vuote, lui lo
aveva letto sul giornale di un signore che si era seduto su quella panchina. Spiegò
a Sebastiano che per gli animali non c’erano pericoli e lo invitò a salire sulla sua
testa arrampicandosi.
“Sali qui, sopra di me troverai calore e cibo. Gli uccellini si fermano qui sopra a
mangiare e spesso lasciano delle cose”. Sebastiano gli dette ascolto e
arrampicatosi sul lampione trovò dei resti di cibo che mangiò velocemente, poi quel
calduccio della lampada gli stimolava il sonno e dopo essersi rannicchiato fece uno
dei pisolini più belli della sua vita.
Da quel giorno Sebastiano andava a trovare il lampione tutti i giorni ed il lampione
gli raccontava le cose che vedeva e che leggeva nei giornali e nei libri dei ragazzi
che si sedevano su quella panchina sotto di lui. Conosceva la storia e la geografia,
conosceva le cose del mondo belle e brutte, conosceva la musica perché i ragazzi
cantavano e suonavano su quella panchina e raccontava tutto questo al gatto a cui
piaceva starlo a sentire.
Sopra di lui trovava quasi sempre cibo e questo lo rassicurava. Diventarono grandi
amici e non si lasciarono mai più.
Sebastiano aveva trovato qualcuno di cui fidarsi. Finalmente.
A volte l’aiuto che ti può salvare la vita viene dalle persone da cui meno te lo
aspetti.
Di Alessandro Amalfitano