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Il piccolo capostazione

Il piccolo capostazione

Filippo era un bambino solitario, cresciuto in un piccolo paese di
montagna dove non c’erano compagni di giochi per lui. Quel
pomeriggio, freddo e poco luminoso, era l’antivigilia di Natale. Suo
padre e sua madre, lo portarono con loro nella città più vicina, per fare
spese. Come sempre, Filippo si stupì del traffico caotico e dei rumori
a cui non era abituato.
“Abbiamo molte cose da comperare per le festività e tu potrai
scegliere anche un bel regalo per te”. Gli disse la mamma, piazzandolo
nel suo carrello. Era la notizia che Filippo aspettava da tanto tempo.
I suoi genitori gli comperavano un regalo per Natale e uno per il suo
compleanno.
Quasi lo seppellirono di sacchetti ripieni di cibo, al punto che chiese di
scendere perché si sentiva a disagio. Il percorso era lungo, ma Filippo
era abituato a camminare parecchio, addentrandosi nel bosco per
raggiungere suo padre, che lavorava in qualità di addetto al taglio degli
alberi.
Finalmente, arrivarono al reparto dei giocattoli. C’erano tantissime
scatole colorate, pupazzi piccoli e grandi, auto a pedali ed elettriche e
un’infinità di alberi di Natale in plastica e presepi, sfavillanti e di ogni
tipo.
I suoi genitori lo lasciarono lì, invitandolo a guardare tutto quello che il
reparto offriva. “Torneremo tra pochi minuti: non ti muovere e scegli
un gioco.
Filippo, abituato a stare solo quasi tutto il giorno, provò un brivido nel
restare in compagnia di tutta quella massa di giocattoli. Alcuni bambini,
con i loro genitori, erano incantati al cospetto di tutta quella bella
esposizione. Avrebbe voluto parlare con loro, ma ne era intimidito e si
limitò ad osservarli.
Tornati i suoi genitori, dopo qualche minuto, Filippo disse che gli
sarebbe piaciuto un trenino in legno, con un lungo binario su cui farlo
scorrere. Dopo poco la grossa scatola, incartata con un fiocco rosso,
fu posta a fatica sulla sommità del carrello.
Uscirono dal grande magazzino, dopo aver fatto una lunga fila per
pagare e caricarono tutto sul gippone del padre, pieno di segatura di
legno e polvere.
“Il tuo regalo lo metteremo sotto l’albero e lo aprirai la mattina di
Natale” gli disse la mamma, tutta contenta per la grande quantità di
cose acquistate. Filippo pensava ai suoi tre cuginetti, che sicuramente
avrebbero voluto giocare con il suo trenino. I suoi avevano acquistato
anche dei regali per loro, ma molto più piccoli del suo. Erano poche le
occasioni, durante l’anno, in cui poteva incontrarli, dato che vivevano
molto lontano. Non vedeva l’ora che arrivassero!
La sera della Vigilia di Natale, dopo aver cenato con i genitori, Filippo
andò nella sua cameretta, con la speranza che la notte volasse. Il
mattino successivo avrebbe potuto finalmente avere il suo trenino.
Si affacciò alla finestra, per guardare a che punto fosse la neve, che
da alcuni giorni aveva imbiancato il bosco. Scendevano fiocchi molto
grandi, come bianche piume svolazzanti. Sentì un leggero rumore,
proveniente dall’interno della sua stanza.
“Non spaventarti!” disse una vocina, che sembrava uscire dal suo
zainetto. “Chi è che parla?” chiese Filippo, preoccupato.
“Sono io, il capostazione!” e un piccolo omino, vestito di nero con un
bel cappello rosso da ferroviere, alto poco più di una mela, saltò fuori
portando la minuscola mano alla tesa del suo berretto rosso.
“Mi chiamo Rody, ma sono troppo piccolo per essere notato nel
grande magazzino, dove tutti i bambini vogliono giocattoli sempre più
grandi. Tu, però hai scelto un trenino in legno, con una bella stazione
e hai ignorato i più ricercati trenini elettrici. Il tuo lo dovrai spingere a
mano. Come mai?” chiese il mini capostazione.
“Non so” rispose Filippo, veramente stupito. “Forse perché è in legno,
ed io sono abituato a maneggiare solo oggetti che derivano dagli
alberi.
“Eh, parli come un adulto. Però, sono contento perché anche io sono
stato modellato dal legno…”
“Come Pinocchio!” esclamò Filippo.
“Più o meno, ma io non sono un burattino…tuttavia sono contento di
non essere stato costruito in latta o plastica.”
“E cosa ci fai, nella mia camera?” chiese Filippo.
“Non te ne sei accorto, ma io mi sono infilato nel tuo zainetto, mentre
i tuoi erano alla cassa per pagare la spesa. Io abito dentro la stazione
del tuo trenino, ma al momento dell’acquisto stavo facendo un giretto
tra la catasta dei giochi.”
“Incredibile!” disse Filippo. “E che cosa posso fare per te?”
“Niente di eccezionale. Domani mattina, senza fartene accorgere, mi
infilerai nella mia casetta. Quando sarai solo, io uscirò per far partire
e fermare il tuo bel trenino. Con questa paletta.” Alzò il suo piccolo
braccio e mostrò il segnale che una volta Filippo aveva visto in una
vera stazione ferroviaria.
“E cosa farai, stanotte?” chiese Filippo, che si era sdraiato sul lettino
della sua cameretta, per poter vedere meglio Rody.
“Ti farò compagnia…siamo alla vigilia di Natale e mi farebbe piacere
festeggiare insieme a te la mezzanotte. Se puoi farmi salire sul
davanzale interno della finestra, mi piacerebbe vedere scendere la
neve. Dove vivevo, nel grande magazzino, non potevo vedere il cielo,
il sole, la luna, la pioggia e la neve. C’erano solo forti luci, oppure il
buio totale della notte. Da una fessura del tuo zaino, mentre stavamo
salendo verso casa tua, ho visto gli alberi, da cui io derivo, bellissimi
e poderosi. Anche la vostra casa è tutta in legno, ed io ne sento il
profumo in ogni angolo. Vorrei che tu mi portassi nel bosco, quando
potrai. Chissà che io non possa trovare il luogo dove viveva l’albero
che mi ha generato.”
Filippo fece salire il piccolo capostazione sul palmo della sua mano e
lo posò sul davanzale, anch’esso in legno, della sua piccola finestra.
“Com’è bella la neve, sono felice!” esclamò il piccolino.
“Anche io”. Pensò Filippo, commosso. “Ho trovato il mio primo amico,
in una notte magica, alla vigilia della festa più bella dell’anno. E’ il
regalo più bello che potessi desiderare.”

Di Oriano Bertoloni

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