Luci, alberelli, palline colorate, giocattoli e dolciumi attirarono l’attenzione di Filippo
che si fermò a guardare la vetrata del negozio del signor Pietro.
«Mamma! Tra gli addobbi ci sono Orsetto e mamma Orsa, mi sorridono!» esclamò
Filippo.
«Andiamo Filippo è tardi!» disse lei.
«Orsetto aspetto te e mamma Orsa. C’è spazio nel mio lettino, vi voglio abbracciare»
«Il film sta per iniziare!»
«Aspetta mamma! Che succede?»
Una risata malvagia e i peluche finirono calpestati a piedi nudi da una bambina
capricciosa.
«Ti conosco, sei Guendalina sei cattiva!» ripeteva Filippo, ma la mamma lo portò via
a forza.
Triste e malinconico si mise comodo sulla poltrona rossa della sala cinematografica,
la mamma gli passò gli occhiali tridimensionali, li inforcò controvoglia e per magia si
ritrovò catapultato nel bosco. Si guardò intorno e ebbe l’impressione che qualcuno lo
stesse osservando. Il vento fece muovere le fronde della quercia e con sua grande
meraviglia vide gli animali del bosco che intonavano il canto di Natale diretti da un
vecchio gufo. Improvvisamente si udì un pianto.
«Orsetto tu qui? Perché non sei tra gli addobbi natalizi? Sei il mio peluche preferito,
ti ho scelto come regalo e ho scritto la letterina a Babbo Natale! Vieni, torniamo al
negozio!» esclamò Filippo.
«Mammina mia dove sei? Hanno preso la mia mamma. Con la sua pelliccia vogliono
fare uno scendiletto da regalare per Natale alla nipote del signor Pietro» ripeteva
Orsetto con vocina tremante.
«Ma no! La tua dolce mamma un tappeto! Magari un paio di ciabatte pelose!».
Filippo non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie, tolse gli occhiali, perché
pensava che fosse un sogno. Ma Orsetto era lì, seduto sotto la quercia e piangeva.
Il bambino e gli animali del bosco volevano aiutarlo a liberare mamma Orsa ma non
sapevano come fare.
«Nessun problema!» disse il saggio gufo che abitava su quell’albero.
«Sono Gustavo e vi aspettavo, ho visto e sentito tutto, sbrighiamoci che il tempo è
brutto» e aprì le ali e si posò a terra.
«Forza salite!»
Il bambino stupefatto allontanò nuovamente gli occhiali dal naso, strofinò gli occhi
ma inutilmente, Gustavo lo fissava spazientito.
«Se mamma Orsa vuoi salvare il mio aiuto non rifiutare!».
«Filippo salta su come me!» fece Orsetto «Mamma arriviamo!»
«Ehi, vacci piano ragazzo, la mia ala sta male, così la strapazzi» sbottò il gufo mentre
Filippo si aggrappava.
«Scusa non volevo!»
«Reggetevi forte, si parte! Andiamo dalla regina che vive in una lontana cantina, di
giorno dorme e la sera beve vino. Due pipistrelli stanno al suo cospetto, ripete
sempre che i suoi piedi vanno protetti, urge uno scendiletto!».
Volarono a lungo.
«Questo è silenzio tombale, qualcosa andrà male» bubolò Gustavo appena arrivati.
La regina e i suoi scagnozzi sdraiati a terra a lato della botte, braccia penzolanti con
coppe mezze piene di vino non davano segni di vita.
«Oh, guardate quei tre, questa vera sbornia è!» replicò il gufo.
«Lei? Regina? Guendalina? Lo immaginavo, cattiva, antipatica di una bambina!» si
stizzì Filippo.
«Filippo mammina mia è viva!» esclamò felice Orsetto abbracciandola forte.
«Salite adesso, vi porto via!» ordinò Gustavo «Però ho bisogno di energia quasi quasi
bevo anch’io!» acchiappò una coppa di vino ma non riuscì a bere perché gli scivolò
e andò a finire sulla testa di Guendalina che si svegliò di botto.
«Archimede, Almirante! Cafoni dei miei stivali! Proteggete così la vostra regina?
Svegliatevi, il mio scendiletto sta scappando. Ho i piedi freddi. Riportatelo indietro
immediatamente o ve ne pentirete per tutta la vita!»
«Agli ordini sua mae … stà!» farfugliò Archimede sbadigliando.
«Mizzica lo scanno, gli tiro il collo a quel gufo! Siciliano sono!» fece Almirante che
già volteggiava intorno ai fuggitivi che cercavano di salire sul gufo.
«Ahi! La mia povera ala non riesce a volare una soluzione bisogna trovare, i pipistrelli
dobbiamo seminare!»
«Presto, passami la tua sciarpa» ordinò ad Orsetto Filippo, che fasciò l’ala e disse:
«Vai Gustavo amico mio vola sempre più in alto!»
Gustavo stava per alzarsi in volo quando si trovò davanti Almirante con le ali spiegate
pronto a combattere.
«Pipistrello che vuoi fare? Mi vuoi ostacolare? I miei amici in salvo devo portare!»
«Mizzica, questo sul serio fa! Archimede dove sei arricuogghiti!» urlava Almirante
cercando di schivare i colpi di ala di Gustavo.
«Ecc … oomii!» balbettò Archimede bevendo una coppa di vino e ubriaco com’era
gli piombò addosso colpendolo.
«Mizzica cretino ppiddaveru sei? A iddu, devi colpire il gufo!».
Iniziò così una tremenda lite tra i due compari.
Era il momento giusto per scappare. Qualcosa però non andava.
«Attento Gustavo ci vuoi ammazzare?»
«Mammina ho paura!»
«Tranquillo piccolo mio, Gustavo ci vuole salvare» lo rassicurò mamma Orsa.
«Oh, devo stare attento l’occhio mi disorienta!»
Il gufo lottando con Almirante aveva preso un colpo all’occhio, la sua vista era
offuscata ma per non preoccupare gli altri non aveva detto niente.
Allora Filippo si tolse gli occhiali e li mise sul naso del vecchio gufo
«Come sei buffo Gustavo! Avete mai visto un gufo con gli occhiali tridimensionali?»
e tutti risero.
«Fantastici questi occhiali, vedo tutto chiaro, ci possiamo dileguare!» e volarono alti
sopra le nuvole scomparendo dalla vista dei pipistrelli che continuarono
l’inseguimento. Stridevano e arrancavano come impazziti facendosi spazio nel fitto
bosco e senza accorgersi che la luce del giorno penetrava sempre più tra i rami
intrecciati degli alberi si spinsero più in alto. Accecati dal bagliore improvviso finirono
nelle acque del torrente che costeggiava il bosco. Impauriti e grondanti dalla testa ai
piedi scapparono via.
«Oh, il negozio del signor Pietro è qua, di già?» disse amareggiato Gustavo che non
voleva separarsi dai suoi amici.
«Rimani con noi, c’è ancora posto nella vetrina!» farfugliò Orsetto in lacrime.
«Rimani con noi» ripeterono Filippo e mamma Orsa.
«Suvvia basta con queste smancerie, non mi piacciono gli addii!» si allontanò con
tristezza ripetendo: -Quello che è successo nessuno mai saprà. Orsetto il suo posto
in vetrina prenderà e insieme a mamma resterà. Filippo a Natale il suo bel regalo
riceverà, e io? Io sulla quercia tornerò e presto guarirò-.
«Filippo, ma ti sei addormentato? Il film è finito!»
«Mamma ho sognato! Ma dove sono gli occhiali?» e sentì in lontananza una voce,
aguzzò l’udito per ascoltare meglio, era la voce di Gustavo.
«Amico mio gli occhiali non cercare, li tengo io per non dimenticare. Buon Natale
Filippo!»
«Sì, amico mio per non dimenticare. Buon Natale Gustavo!».
La fiaba finisce qua, ma della regina Guendalina che si sa? Sola in cantina resterà e
dal freddo morirà? Bevendo vino sempre ubriaca sarà? Forse i pipistrelli perdonerà
e il regalo di Natale riceverà; lo scendiletto con la pelliccia della mamma di Orsetto?
No di certo! Meglio un paio di ciabatte calde e pelose che dai suoi piedi freddi mai
toglierà.
Queste e altre le possibilità, solo chi è capace di sognare saprà.
Di Maria Gulino