C’era una volta, al centro della terra, un villaggio molto speciale che risplendeva e
risuonava in maniera particolare soprattutto a Natale.
Dovete sapere, infatti, che la particolarità del villaggio erano i suoi straordinari
abitanti, personaggi speciali con doti uniche che non potevano essere tenute
nascoste. Le loro vite scorrevano serenamente, ma non era sempre stato così
perché molto tempo prima il mondo sotterraneo era stato invaso dal “Presagio
Oscuro”, un vuoto cosmico che aveva rabbuiato cuori e cieli di tutti gli abitanti del
sottosuolo.
In quel tempo, molti secoli prima, c’erano, al centro del mondo sotterraneo, tante
comunità diverse, con proprie leggi, usanze e tradizioni. Ognuna viveva nel proprio
angolo nascosto, ignara della presenza degli altri e credeva non solo di essere unica
e irripetibile, ma anche “ricca” della propria serenità.
C’erano i Luminari, esseri portatori di luce fatti di cristalli e ricchi della luce che
potevano assorbire; vivevano in città di cristallo e non esistevano scosse che
potevano minare la loro tranquillità. Entrando nella loro comunità, il vento leggero
che ci passava attraverso produceva un suono incantevole che magicamente
ipnotizzava, tanto era melodioso.
Un po’ più in là, dove la natura era più brulla vivevano i Geastanti, i vecchi antenati
della terra, fatti di roccia massiccia, ma dal cuore tenero. Scavavano gallerie,
rotolando allegramente da un posto all’altro, per raggiungere e visitare luoghi lontani;
tutte le gallerie, però, riportavano al villaggio, dove il loro roteare, ognuno unico a suo
modo, creava un ritmo splendido, un passo continuo che accoglieva, rassicurava,
nutriva…
Nei luoghi in cui non faceva mai chiaro c’erano gli Ombrosi, una comunità che amava
l’oscurità, una società di soggetti timidi che preferivano agire in silenzio; la loro città,
velata da un blu scuro, sussurrava di continuo come una musica che, arrivata da
tanto lontano, arrivava fino al cuore.
Al freddo vivevano le creature di ghiaccio, i Kryosti, gelidi fuori e caldi dentro che
sapevano come rallegrare il Natale con i loro cristalli ghiacciati. Ascoltare le loro
chiacchierate era un piacere per le orecchie perché tintinnavano così allegramente
da rendere l’ambiente ovattatamente piacevole: nulla c’era di più armonioso.
Un giorno l’”antico presagio” attraversò le belle e pacifiche comunità, un’ombra
oscura calò sui villaggi coprendoli con un veltro tetro e minaccioso. L’ “antico
presagio” diceva che se il vuoto cosmico avesse invaso il sottosuolo, si sarebbe
diffusa l’indifferenza e l’armonia sarebbe svanita. Un’anima sensibile, aiutata da un
cuore saggio e da mani forti, viaggiando nel mondo di sopra, avrebbe potuto restituire
l’armonia ai viaggiatori erranti. Tutti i suoni sembravano attutiti e tutti gli abitanti
sembravano aver perso la loro gaiezza.
Se è vero che ogni musica, per essere tale, deve comprendere anche le pause di
silenzio, fu vero, allora, dopo il passaggio dell’“oscuro presagio” che quel silenzio
assomigliava tanto ad un vuoto… un vuoto cosmico!
Ogni armonia sparì, ogni attività si fermò, ogni soggetto sembrava aver perso la
strada… Come un buco nero nell’universo, il vuoto cosmico sembrava aver assorbito
il senso di ogni cosa. Tutto il passato si eclissava, tutte le emozioni si smorzarono e
le stelle del cielo sotterraneo che tutti potevano vedere, stavano perdendo, una ad
una, la propria luce.
Così, ben presto, insieme alle stelle, si affievolì anche la speranza e si fece sempre
più forte l’indifferenza, la cattiveria e il sospetto.
Le comunità, insieme alla lucentezza e all’armonia, avevano perso la loro serenità.
Gli abitanti si guardavano con sospetto e il malessere si era ormai diffuso.
Ma cosa significava l’“oscuro presagio”? Chi possedeva le caratteristiche per
viaggiare nel mondo di sopra?
Tra i vecchi antenati ce n’era uno, il saggio Penta, che ne sapeva di più: era vissuto
attendendo, con sofferenza, quel momento e sperando che non arrivasse mai.
Doveva rispettare la profezia e chiamare il suo nipotino Parkón. Il piccolo “mani forti”,
fu messo a parte, in gran segreto della profezia.
Penta:” Mio caro nipote, solo tu puoi salvare il nostro mondo”.
Parkón: “Nonno caro, raccontami e spiegami cosa fare”.
Penta: “Noi non siamo i soli abitanti del sottosuolo. Ci sono tanti come noi, con le loro
doti di identità e di bontà. Noi non possiamo salvare il sottosuolo da soli”.
Parkón: “Farò tutto ciò che mi dici”.
Penta: “Bene, nipote mio, tu hai mani forti. Il sentiero è tracciato. Rotola fino a che,
dall’alto vedrai una luce. Lì troverai Lumael, cuore saggio, un’anima piena di
luminosità che verrà con te. Poi troverete altri amici ad aiutarvi”.
Parkón: “Nonno, ma come saprà che deve farsi trovare lì?
Penta: “Ho predisposto tutto. La forza della mia mente raggiungerà Lumael, cuore
saggio, e Alina, anima sensibile e le troverai ad aspettarti lungo la galleria qui sotto.
Dopo la luce che ti farà trovare Lumael, sarà un suono tintinnante di cristalli ad
avvisarti quando dovrai fermarti per la seconda volta a prendere Alina”.
Così Parkón cominciò a rotolare per la via indicata dal nonno e il suo ritmo era
regolare e semplice, infondeva serenità. Fu avvisato dalla luce che aveva raggiunto
la prima città e vide scendere un’anima leggera e luminosa. Le disse: “Tu sei il cuore
saggio del gruppo, dobbiamo fare presto!”
Lumael rispose: “Sono state attirata in questa direzione, non ho ben compreso, ma
sento che è per una giusta causa; il mio villaggio si sta frantumando e tutti si
preparano a correre verso il centro della terra”.
Parkón le disse: “Ti spiegherò, strada facendo, quel poco che ho compreso, ma credo
che solo affrontando la situazione capiremo davvero!”
Così si misero in viaggio, lui rotolando, lei fluttuando… Il ritmo ed il soffio leggero si
fondevano suonando all’unisono.
Non ci volle ancora molta strada che un tintinnio leggero di cristalli fermò la loro
corsa. Nel tunnel, giunti all’altezza del paese dei cristalli, trovarono Alina la loro anima
sensibile. La principessa dei cristalli disse loro: “Sono pronta, non so per cosa, ma
se sono qui sarà importante. Non ho potuto resistere al richiamo!”
Parkón e Lumael risposero: “A quanto pare nessuno può, è tutto più grande di noi.
Se falliamo, non ci sarà più nulla da raccontare “.
Alina rispose: “Già adesso mi pare ci sia poco, stanno scappando tutti. Dobbiamo
fare presto se vogliamo tornare a vivere serenamente”.
Così con il ritmo che accoglieva, il soffio che accompagnava e il tintinnio che
“raccontava” una melodia, i tre amici, per caso o per forza, cominciarono a salire
verso la superficie.
Mentre salivano, cominciarono ad avvisare un gran freddo ed avvertire la paura non
soltanto di non farcela, ma anche di quanto dovevano affrontare.
Vennero fuori da un tombino… Lì, incuriosito da quella strana musica, con il naso
puntato su di esso e gli occhi curiosi, c’era Giovanni con Fiutino, il suo cane bassotto
che scodinzolava ed abbaiava, saltava e girava intorno a quel cerchio quasi ballando
al ritmo dei suoni che da lì arrivavano.
Giovanni: “Dai Fiutino, non fare tutto questo baccano: cerchiamo di capire di cosa si
tratta!”
Quando spuntarono dal tombino, non si capì se erano più stupiti i tre amici o
Giovanni, mentre Fiutino, che aveva già capito, saltava allegro in tutte le direzioni.
“Saranno altri amici che ci aiuteranno!” Pensò Parkòn e chiese loro: “Cosa sta
succedendo sulla terra? Perché siamo diventati tutti così tristi, indifferenti ed egoisti?”
Giovanni guardò i tre amici e, cominciò a per riflettere sulla domanda, poi disse:
“Sulla terra siamo dominati da tre terribili tiranni: il Tempo, i Soldi e la Solitudine. Il
Tempo corre sempre, e ci fa sentire come se non ne avessimo mai abbastanza e
facendoci perdere di vista le cose importanti. I Soldi ci dividono, facendoci credere
che valgano più di tutto. E la Solitudine ci ha avvolto perché nessuno ha più fiducia
negli altri. Bisogna sconfiggere questi tiranni altrimenti il mondo intero, insieme al
sottosuolo, continuerà a sprofondare nel buio.”
Parkón, Lumael e Alina si scambiarono uno sguardo. Nonostante il freddo e la paura,
non volevano arrendersi. Giovanni, sentendo il loro coraggio, disse: “Fiutino e io vi
aiuteremo! La vostra musica mi ha risvegliato qualcosa nel cuore. E poi, non
possiamo lasciarvi soli.”
Così si misero in cammino, in cerca dei tre tiranni. Per primo trovarono Kronos, il
Tempo, un essere scuro e vorticoso che, girando come un tornado, aveva già reso
desolata una pianura. Parkón, con le sue mani forti, creò un muro di roccia per
fermare il suo movimento incessante, mentre Lumael usò la sua luce per rallentarne
il vortice. Infine, Alina, con la sua anima sensibile, sussurrò dolcemente: “Kronos, tu
non sei nostro nemico. Rallenta, così potremo tronare a stare insieme, non per
correre l’uno contro l’altro.” I tre amici, lavorando all’unisono, producevano un suono
così bello che il Tempo, calmandosi, rispose: “Non volevo farvi del male. Verrò con
voi per provare ad aiutarvi!”
Continuarono il viaggio fino e giunsero a un’enorme montagna di monete d’oro alla
cui sedeva il tiranno dei Soldi. “Volete sconfiggere me? Non ci riuscirete, io controllo
i cuori degli uomini!” gridò. Ma Alina, con la sua voce tintinnante, rispose: “Non puoi
comprare tutto. Non puoi comprare il tempo che ormai è nostro amico. È davvero
felice chi dona non chi prende, ed il dono più grande è il tempo impiegato per gli altri.”
Lumael proiettò una luce abbagliante che fece svanire l’oro come polvere, ed il
secondo tiranno svanì, polvere nella polvere.
Infine, si addentrarono in una caverna fredda e vuota, dove trovarono la Solitudine,
un’ombra silenziosa che piangeva lacrime di ghiaccio. Quando videro l’ombra,
Giovanni si avvicinò con Fiutino e disse: “Non hai bisogno di piangere. Nessuno
dovrebbe essere lasciato solo. Vieni con noi!” La Solitudine si dissolse,
trasformandosi in un soffio caldo e leggero che li abbracciò tutti. Fiutino scodinzolava
leggero, felice di quanto stava accadendo.
Liberati dai tiranni, i tre amici tornarono nel sottosuolo, portando con loro la luce del
Tempo riconciliato, la generosità dei Soldi redenti e il calore della Solitudine guarita.
Quando arrivarono, i popoli del sottosuolo erano riuniti perché i singoli angoli in cui
avevano vissuto fino ad allora si erano dissolti: i Luminari, i Geastanti, gli Ombrosi, i
Kryosti e tutti gli altro erano tutti riuniti al centro della terra avvolto da una sonorità
mai sentita da orecchie umane.
Nel centro del villaggio sotterraneo, una grande piazza fu illuminata dalle luci dei
Luminari, decorata con i cristalli dei Kryosti e risuonante dei ritmi dei Geastanti e dei
sussurri armoniosi degli Ombrosi. Giovanni e Fiutino furono accolti come amici, e per
la prima volta in tanto tempo, la musica e la luce tornarono a risplendere nel cuore
del sottosuolo. Un grande albero si illuminò a giorno ed ogni abitante portò il proprio
regalo speciale.
Alina, guardando tutti, disse: “Questo Natale speciale ci ricorda che ognuno di noi è
unico, ma solo insieme possiamo creare l’armonia.” E così, tra risate, balli e scambi
di doni, la festa continuò fino a che ogni cuore, sopra e sotto la terra, fu colmo di
gioia.
Parkón, soddisfatto, guardò suo nonno e gli disse: “Abbiamo fatto tutto questo perché
ci hai creduto.” Penta sorrise e rispose: “Il vero segreto è che ognuno di noi ha
sempre avuto il potere di salvare l’armonia. Bastava unirsi.”
E da quel giorno, ogni Natale nel sottosuolo divenne una festa condivisa, un ricordo
vivo che l’amore e la collaborazione possono vincere anche l’oscurità più profonda.
Di Daniela Giacobbe