C’è un piccolo giardino che circonda la casa di Emma e Arianna.
Il piccolo giardino è coperto da un velo di neve fresca, macchiata
qua e là del rosso dei ciclamini.
È appena sorta la luna d’argento che cerca, vergognosa, di
nascondersi dietro batuffoli di nuvole screziate di zucchero filato.
Per strano che possa sembrare il mandorlo, tra il deserto dei suoi
rami e nonostante il gelo invernale, s’è dovuto all’improvviso
svegliare per rimproverare una gemmula colorata di rosa che, un po’
sfacciata, ha disobbedito e s’è appena dischiusa.
Bob il cane, da dietro la finestra della stanza di Emma e Arianna,
guarda curioso il mandorlo, ma viene subito attratto dalla luna
d’argento che s’è un po’ svestita ma subito ricomposta.
Wof, grida il cane alla luna d’argento, ma il suono è così flebile da
sembrare lo sgocciolìo di un rubinetto che perde.
Ma tu guarda che luna, pensa Bob il cane, io le parlo e ogni volta
se ne sta lì indifferente.
“Ma che fa Bob?”, chiede Emma.
“Abbaia alla luna”, fa Arianna.
“Come tutti i cani”, dice Emma.
Sarà il freddo, pensa Bob il cane, perché la sua voce woffosa gli
gratta il palato come un foglio di carta vetrata. Ci vogliono le
carezze delle bimbe per pulire la mia ferita d’orgoglio, pensa ancora.
Bob ha l’impressione che le carezze delle bimbe siano come una
nuvola tra i capelli, dolce e triste allo stesso tempo.
“Dov’è il mio libro?”, chiede Arianna.
“Non trovo neanche il mio”, dice Emma.
Bob il cane ci sta sdraiato sopra.
La luce si spegne, ma gli occhi delle bimbe stentano a chiudersi.
“Tu dici che Bob ci guarda?”, chiede Arianna.
“Le ciglia sono bianche”, dice Emma.
“È perché è vecchio”.
“Oppure ha paura”.
“Vuoi dire che essere vecchi e aver paura è la stessa cosa?”,
chiede Arianna.
Gli occhi delle bimbe si chiudono.
Bob il cane se n’è stato a sentire il dialogo tra Emma e Arianna
rannicchiato sopra le pagine aperte dei loro libri. E vorrebbe dir
loro, se solo sapesse parlare, che non solo è un cane vecchio, ma è
anche stanco, molto stanco.
Ma forse per parlare basta leggere, come fanno sempre le bimbe,
ma io non so leggere, pensa Bob il cane. E d’un tratto gli viene
come una illuminazione, e comincia a leccare le pagine dei libri.
Le parole, per quanto ne capisca Bob, sanno di qualcosa, ma non
sa ancora di cosa. Un buon sapore gli sembra quando l’inchiostro si
scioglie sulla lingua per entrare nella sua testa. A furia di leccare
qualcuna la sta anche imparando.
Spavento, per esempio, paura gli sembrano parole brutte.
Ma Bob non è più spaventato né ha paura da quando Emma e
Arianna hanno convinto il papà e la mamma a tenerlo con loro.
Che suono dolce hanno le parole quando sono dette da chi ti
vuol bene. Quando sono scritte da chi le sa scrivere. A sentire quelle
delle bimbe, le sue orecchie si alzano sempre attente così che le loro
voci possano addolcirgli l’animo con più facilità.
O felicità, si chiede Bob il cane.
Dato che tutt’e due le parole le ha da poco leccate, prima di
addormentarsi pensa che facilità e felicità siano la stessa cosa.
E sta per venire il giorno.
Bob il cane si è svegliato.
Dunque Bob il cane sgattaiola – si può dire sgattaiola di un cane?
– fino alle dita delle bimbe che sanno di miele.
“Hai notato che Bob ha una macchiolina nell’occhio destro?”,
chiede Emma.
“Se è per questo ce l’ha anche nell’occhio sinistro”, dice Arianna.
“Ormai è vecchio e come tutti i vecchi comincia a vederci poco”.
È un discorso che Bob il cane ha già sentito, non ne capisce bene
il senso, anche se è vero che ci vede poco, ma pensa che le cose
vadano come dicono le bimbe e le bimbe dicono sempre le cose
come devono andare.
“Dobbiamo pensare ai regali di Natale per mamma e papà”, dice
Emma.
“E anche un regalo per Bob”, dice Arianna.
Io so già che regalo fare alle bimbe, pensa Bob il cane, perché ha
capito, leccando quei libri, che le parole si sa quando partono ma
non sai mai se arrivano e come arrivano, e lui vuole farle arrivare
proprio come le dice.
Ma io non riesco ancora a parlare, si rammarica Bob il cane.
E non sa se quell’ancora è qualcosa che lo tiene inchiodato a terra
o è il sogno che potrebbe farlo volare al di là del tempo.
“Secondo te”, chiede Arianna carezzando Bob il cane, “che
regalo facciamo a Bob?”.
“Un libro”, risponde Emma.
“Ma Bob non sa leggere”, dice Arianna.
Quand’ecco che “mi piace leggere”, dice Bob il cane invece del suo
solito wof.
Bob il cane lingueggia dentro e fuori il muso fino a toccarsi il
naso sorprendendosi lui stesso e sorprendendo le bimbe delle
parole che ha appena detto.
Il cielo non è ancora chiaro e tra le nuvole appaiono le ultime
stelle che come calde lacrime cadono sulla terra gocciolando la
felicità di Bob il cane.
Emma e Arianna non hanno visto mai così tanto cielo negli
occhi di Bob il cane.
“Se è per questo neanch’io”, dice la luna d’argento
completamente vestita d’argento.
“Così tanto cielo”, dice Bob il cane, “non l’ho mai visto neanche io”.
Ed è l’ultimo wof che emette Bob il cane prima di chiudere gli
occhi.
Il tempo si ferma, poi il giorno comincia a colorarsi di luce.
Di Francesco Marchese