Un giorno una nuvola rosa, che attendeva di essere oscurata dalla notte,
dipingeva il cielo del paese oltre la collina. Le sue figlie, minute gocce di pioggia,
chiamavano la nuvola mamma Rosa perché era sempre illuminata da qualche
raggio di sole. Era da circa due mesi che le goccioline non si decidevano a
prendere il volo per innaffiare il giardino della famiglia Tron.
I due gemelli, Ida e Nunzio, dopo scuola, andavano sotto il grande abete in
giardino a danzare per incoraggiare le goccioline a separarsi dalla madre: gocce
cadenti, gocce ridenti, tranquille ritornerete dopo aver innaffiato le foglie
dell’abete a mamma Rosa cosi contenta di potervi riavere e riscaldare.
Ida e Nunzio erano gemelli diversi, un pò strani. Ida aveva capelli neri e Nunzio
aveva occhi verdi. Ida era alta, tanto da riuscire a raccogliere a fine estate i fichi
dalla pianta senza l’aiuto di una scala e Nunzio era tanto basso da riuscire a
osservare con senza abbassarsi troppo le famiglie di formiche che abitavano le
radici uscenti dal terreno dell’abete piantato dal loro papà al centro del giardino di
casa. La casa era l’unica abitata del paese in inverno e suscitava un senso di
solitudine anche agli animali che abitavano nei dintorni.
Ida era intemperante e schizzinosa, Nunzio manteneva un comportamento
composto anche nelle situazioni più difficili e ne avevano vissute già a sufficienza
per essere due bambini di soli quattro anni. Il loro film d’animazione preferito era
Totoro, li aveva coccolati con dolcezza e speranza nelle notti d’attesa dello
scorso inverno, quando attendevano il ritorno del papà dal duro lavoro in miniera.
La nuvola Rosa accompagnava con discrezione gli spostamenti giornalieri del
padre di Ida e Nunzio, quasi a volerlo proteggere dalle cugine, le nubi della
burrasca. Quando la nuvola Rosa vedeva il padre arrivare alla dimora, si ritirava
nel riposo notturno e la luna iniziava ad illuminarsi, preludio di notte serena. Alla
mattina Ida era spesso in attesa del gemello e in quel tempo le piaceva perdersi
tra i ricordi della mamma. Osservava minuziosamente la fotografia che era stata
posta dal papà sulla credenza: la mamma intenta a raccogliere le rose in giardino
in una giornata di sole. Nunzio si gustava i biscotti al cioccolato intinti nel latte,
immaginandosi che la sua mamma li sfornasse ogni mattina solo per lui.
Mancava troppo, a tutti e tre.
Come ogni anno il primo di dicembre iniziavano i preparativi per la casa con gli
addobbi di Natale e il papà era attento a decorare il giardino con luci colorate e la
sala da pranzo con ghirlande e con un presepe di cartapesta riposto sul
davanzale della finestra. Tutto questo era un momento caldo, ma anche triste.
Ida e Nunzio si abbracciavano spesso e in quel pomeriggio di preparativi, come
ogni anno, speravano in un segno dalla mamma, come a poter rendere ancora
più magico dicembre. Inopinatamente arrivò per la prima volta. Mentre sistemava
l’asino ragliante accanto a San Giuseppe, Nunzio venne preso di soprassalto da
un’emozione intesa alla vista dalla finestra di grandi fiocchi di neve che cadevano
lenti e roteanti verso i rami dell’abete, già illuminato. Ida accorse subito e a bocca
aperta iniziò a immaginare: il fiocco di neve era come l’unione di due o più gocce
di acqua, una specie di pioggia più solida. Il gruppo fa la forza: questo era il suo
motto. A Nunzio invece piaceva osservare e annotava delle forme bianche
cristalline che danzavano nell’aria. Tutto può trasformarsi in realtà se lo
desideriamo: questo era il suo motto. Anche il papà si accorse di un silenzio
ovattante e si precipitò alla finestra. C’era la nuvola Rosa, raggiante in un cielo
plumbeo e biancastro, a ritmo di musica sembrava che si contraesse e si
distendesse emettendo sempre più fiocchi di neve e sempre più grossi, più si
avvicinavano alla terra e più assumevano colori diversi. Ida disse: Questa è
magia. Nunzio sussurrò: Mamma. Il papà pianse lacrime colorate arcobaleno che
si confusero con i fiocchi di neve. Da quel primo giorno di dicembre, i gemelli si
recarono in giardino per guardare il cielo, ogni mattina e ogni sera. Per anni la
nuvola Rosa non si spostò mai dal territorio oltre collina, dove crebbero alberi
forti e robusti, in primavera i fiori colorati profumavano e attraevano sciami di api
che si posavano per chiacchierare soprattutto sulle rose, nevicava anche in
estate. Questo posto era chiamato dal vicinato, il Doppio. Non si è mai saputo il
motivo ma tutti gli animali partorivano solo gemelli, dall’uovo schiuso nascevano
sempre due uccellini, le mucche partorivano sempre due vitellini e Ida e Nunzio
non si separarono mai per poter vedere ogni giorno la nuvola Rosa che li faceva
sentire speciali e protetti, insieme al papà.
Di Chiara Rovera