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Natale tutto l’anno

Natale tutto l’anno

Come sarebbe bello se Natale durasse tutto l’anno, pensava triste tra sé e sé Matt,
il 26 dicembre.
Era un’ingiustizia che una festa così bella passasse sempre così in fretta.
Mentre affondava i denti nell’ultima fetta di pandoro al cioccolato, Matt guardava
l’albero ormai spento, la carta dei regali sgualcita buttata nella spazzatura.
«Che ingiustizia!» sbuffò, spargendo zucchero a velo ovunque.
«Non si parla con la bocca piena» gli fece notare suo padre, «e poi, quale sarebbe
questa ingiustizia?».
Matt si pulì con rabbia la bocca con la manica del pigiama. «Che Natale duri un solo
giorno».
«Non mi dire che ti piacerebbe che fosse Natale tutti i giorni» gli chiese sua madre
con uno strano sorriso sulle labbra.
«Certo che mi piacerebbe!» esclamò Matt.
I suoi genitori si guardarono.
«Tutti i giorni Natale? Che idea bizzarra» disse suo padre.
«Sarebbe noioso» aggiunse sua madre.
I grandi, pensava Matt, non capiscono mai nulla.
Come facevano a pensare che Natale potesse diventare noioso?
Per lui era la festa più bella, la preferiva addirittura al suo compleanno.
«Conosci la storia del Paese di Natale?» gli chiese sua madre.
Matt scosse la testa, non l’aveva mai sentita e a lui piacevano molto le storie.
La madre prese posto accanto a lui e cominciò a raccontare.
«C’era una volta un paese in cui era Natale tutti i giorni».
«Wow!» esclamò Matt, «quanto mi piacerebbe vivere lì».
«Aspetta di conoscere tutta la storia» lo ammonì suo padre ridacchiando.
I grandi non capiscono mai nulla, pensò di nuovo Matt.
La madre continuò a raccontare.
«In quel paese non c’erano stagioni, era inverno tutto l’anno. E non c’erano mesi, era
dicembre tutto l’anno. E… non c’erano giorni al di fuori del 25 dicembre».

«Che fortunati i bambini del paese di Natale» sospirò Matt.
«A me non piacerebbe vivere sempre al freddo» esclamò suo padre, «niente sole,
niente mare, solo cappotti e maglioni».
Effettivamente, pensava Matt, suo padre non aveva poi tutti i torti. A lui piaceva
l’estate, non vedeva l’ora che la scuola finisse proprio per andare in vacanze e
passare tutto il giorno in spiaggia.
«Allora?» gli chiese sorridendo suo padre.
«A me invece l’inverno piace» ribatté testardamente Matt, pur di non dargli ragione.
«Le strade erano sempre imbiancate» proseguì sua madre, «e ovunque si guardasse
c’erano alberi addobbati con palline dai mille colori. E regali dappertutto. Ogni casa
aveva un pupazzo di neve, che fiero faceva da guardia al sonno dei bambini. Non
c’erano lampioni, ma luci natalizie ai portoni».
A Matt sembrava quasi di averlo davanti agli occhi quel paese così perfetto.
«Non era però un bel paese, a differenza di quanto si potesse immaginare» aggiunse
sua madre.
Matt saltò su in piedi. Questa volta non poteva proprio accettare che sua madre
dicesse che il Paese di Natale non era un posto bellissimo.
«Aspetta di conoscere tutta la storia» gli ricordò di nuovo suo padre.
«Cosa può esserci di così brutto?» esclamò Matt, rimettendosi a sedere controvoglia.
Sua madre ignorò la domanda e continuò a raccontare.
«Babbo Natale non era come lo conosciamo noi, un signore anziano con una lunga
barba bianca e un gran pancione, ma un ragazzino alto, magro come un chiodo,
sempre di corsa, che lavorava tutto l’anno senza sosta».
«Non aveva nemmeno un giorno di vacanza?» chiese Matt, pensando a quanto
sarebbe stato brutto dover fare i compiti tutti i giorni senza mai potersi riposare.
«Nemmeno un secondo di pausa!» disse suo padre.
«Eh sì,» proseguì sua madre, «non faceva in tempo a dividere i bambini buoni da
quelli cattivi che doveva subito mettersi in marcia per consegnare i regali. E doveva
anche trovare il tempo per costruirli questi regali».
«Povero Babbo Natale», esclamò Matt.

«E non è finita qui» aggiunse suo padre.
«Perché?» chiese sempre più incuriosito Matt.
«Perché i bambini non avevano nemmeno tempo per giocare con i regali che
ricevevano».
Come si può non avere tempo per giocare? Si chiedeva incredulo Matt.
«Le loro stanze erano piene zeppe di giochi, si faceva quasi fatica a entrare.
Macchinine sul letto, bambole sulle sedie, e quando camminavi dovevi fare
attenzione a non calpestare qualche peluche».
A Matt sembrava un sogno.
«A cosa serve avere tanti giochi se non hai tempo di usarli?» gli fece notare suo
padre.
Matt però non era convinto.
«Immagina, trecentosessantacinque giochi in un solo anno. Settecentotrenta giochi
in due anni. Mille e novantacinque giochi in tre anni» gli fece notare suo padre.
Effettivamente erano numeri enormi, pensava Matt, ma anche questa volta non
voleva dare ragione a suo padre.
«I bambini del Paese di Natale avevano tutto e non c’era quindi più niente che
potessero desiderare» continuò sua madre «e poi… odiavano i dolci».
«No, questo è proprio impossibile» disse Matt interrompendo bruscamente sua
madre, «nessuno odia i dolci».
La madre scosse la testa. «A furia di mangiare cioccolato avevano la nausea solo a
sentirne l’odore».
«Ti ricordi quando hai mangiato tre budini di fila e poi ti è venuto mal di pancia?» gli
ricordò suo padre.
Effettivamente era stato molto male, tanto che non aveva più voluto nemmeno sentir
nominare la parola budino per mesi».
«Allora?» lo incalzò suo padre con un sorriso che diventava via via sempre più
grande.
Questa volta, però, Matt non protestò, così sua madre continuò.
«E ascoltavano sempre e solo canzoni di Natale».
«Solo canzoni di Natale?» ripeté stupito Matt.

«Sì,» disse suo padre, «pensa cosa vuol dire ascoltare tutti i giorni, ventiquattro ore
su ventiquattro Jingle Bells».
Matt rabbrividì al pensiero.
Effettivamente il Paese di Natale non sembrava così bello come aveva immaginato
all’inizio.
«Allora» concluse sua madre, «vorresti ancora che fosse Natale tutti i giorni?».
«No!» urlò Matt.
«Vedi» proseguì lei, «il bello del Natale è che dura così poco».
«E bisogna aspettare un anno intero prima di festeggiarlo di nuovo» aggiunse suo
padre.
«È l’attesa a renderlo tanto speciale» esclamò Matt, pensando a quanto gli piaceva
addobbare l’albero insieme a mamma e papà, scrivere la letterina a Babbo Natale e
preparargli latte e biscotti la sera della Vigilia, aprire gli occhi la mattina di Natale e
saltellare per casa alla vista dei regali, mangiando pandoro e torrone al cioccolato.
Ma quelle cose erano belle proprio perché succedevano una sola volta all’anno.
No, pensò convinto Matt, non avrebbe mai voluto vivere nel Paese di Natale.

Valentina Cavallaro

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