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Non solo luci delle stelle

Non solo luci delle stelle

In un futuro non troppo lontano, dove le stelle riflettono la sola luce rimasta della
galassia, una navicella spaziale orbitava attorno a un pianeta in cerca di vita.
Il sole si era spento e non avendo luce a sufficienza, l’astronave non poteva
atterrare.
Tutto era buio.
«Se solo ci fosse un bagliore per guidarci potremmo finalmente atterrare.»
L’astronauta fissò l’oblò con sempre meno speranza mentre la strumentazione
suonava nell’abitacolo, insieme a una voce robotica preregistrata.
Bip, bip, bip.
Nessuna fonte di luce rilevata. Rotta non disponibile.

Il pianeta era morente e poco rimaneva della florida civiltà che un tempo riempiva
ogni angolo di quel corpo celeste, fatto ormai di soli alberi di pino. Solo quelli erano
adesso gli abitanti del luogo, adornati da luci a led spente e da palline di Natale
opache e sporche. Gli alberi si aggiravano depressi per ogni angolo del globo buio.
Due pini passeggiavano lenti nella foresta, seguendo il percorso che mostrava la
Via Lattea. L’albero Nicholas diede colpo all’amico Rudolf, tanto che alcune sue
foglie caddero a terra e il rumore fece spaventare alcuni abitanti dei suoi rami che
si dispesero nel buio.
«Ricordi quando eravamo accesi?»
«È passato tanto tempo e lo sai che ormai non c’è più la corrente che ci faceva
risplendere.»
Il secondo pino trascinava le radici creando solchi spessi e profondi che potevano
diventare una trappola per chi fosse passato dopo di loro. Nicholas seguì la scia
creata nel terreno ma lo fece distratto. Tutto ciò non era di suo interesse.
«Era bello, però. Specie quando babbo Natale metteva i regali alla base del nostro
tronco. Mi illuminavo ancora di più dalla felicità.»
Rudolf accennò un mezzo sorriso di nostalgia.
«Ormai non si fa più vedere e non saprebbe nemmeno atterrare senza luci. Lo
spirito del Natale è andato via.»

Nicholas pensò che l’amico avesse ragione. Non avrebbero sentito più i canti
gioiosi, la voce di babbo Natale che li salutava a brodo sella sua slitta, le risate di
tutti mentre facevano una battaglia a palle di neve nel bosco.
Alzò lo sguardo al cielo per guardare le stelle ma c’era qualcosa di strano. Non era
il solito velo nero, con i tanti puntini bianchi sempre uguali disposti allo stesso modo
e alla medesima distanza.
«Guarda, lassù! Cos’è quel puntino?»
Rudolf aggrottò le sopracciglia e mise a fuoco.
«Già. Non è una stella. Quelle sono sempre lì…»
Nicholas si scrollò le foglie dallo stupore facendo tintinnare le sue decorazioni.
«Che sia chi penso che sia?»
«Impossibile. Non torna da centinaia di anni.»
Al pino Nicholas gli si accesero gli occhi e divennero lucidi.
«È lui, è lui ti dico!»
Rudolf non era convinto ma anche volendo assecondarlo per un secondo, c’era un
altro importante problema.
«Ma come facciamo a farlo scendere quaggiù? Non ha una pista d’atterraggio
illuminata! Potrebbe finire nell’oceano. Qua è tutto buio!»
Rudolf aveva ragione ancora una volta. Mancando la luce, Babbo Natale non
poteva arrivare. Dovevano trovare una soluzione. Nicholas si arrovellò il cervello
ma non riuscì a cavarne un ragno dal buco o, in quel caso, uno scoiattolo dalla sua
casetta. Eppure, la sua speranza non demordeva. Anzi, era forte come non mai.
Sperava e sperava e d’improvviso accadde qualcosa. Uno dei suoi led si accese
debolmente.
«Che ti succede?» Il suo sguardo era rimasto ipnotizzato da quella singola lucina,
anche se fioca. Nicholas invece teneva la bocca spalancata, tanto che un gufo
pensò che si trattasse di un riparo scavato nel suo legno e Il pino dovette
ricacciarlo indietro con un colpo di tosse, prima di riprendere a parlare.
«Non lo so. Stavo solo pensando al Natale e a babbo Natale.»
Rudolf prese coraggio e gonfiò il petto scuotendo ancora le palline.
«Ci provo anch’io. Pensiamo più forte che possiamo al Natale.»
Entrambi iniziarono a emanare calore e poi anche qualche lucina di Rudolf si
accese.

«Funziona!» gridarono all’unisono.
Nicholas si esaltò così tanto che perse anche il fiato. Adesso che avevano capito
come far tornare la luce nel mondo avevano bisogno dell’aiuto di tutti.
“Forza! Dobbiamo dirlo agli altri!»
«Sì, dobbiamo aiutare Babbo Natale ad atterrare!»

Tutti i pini, dopo che i due amici gli spiegarono il da farsi, alzarono lo sguardo al
cielo e si misero a sperare. Agitarono le loro foglie, come lo scodinzolio di un cane
in festa, creando una melodia di campane a vento.
Le luci arrivarono quasi all’istante, insieme alle urla di gioia di tutti gli alberi. Lo
spirito del Natale stava invadendo il bosco. E non era finita lì…

L’astronauta continuava a giocherellare distratto con le manopole e i pulsanti della
console.
Bip, bip, bop.
«Bop?»
Alzò lo sguardo verso l’oblò e i suoi occhi vennero illuminati non più dalle sole stelle
ma da alcune luci forti, sia naturali che artificiali. Luci rosse, gialle, verdi e blu.
Oh, oh, oh.
Il pianeta, da grigio e senza vita, era diventato un arcobaleno di colori che
illuminavano tutta la galassia. Ogni cosa era ricresciuta. L’erba era di nuovo verde,
gli alberi rigogliosi e le loro luci di Natale sprigionavano una forza tale da sembrare
che lo stesso corpo celeste fosse imploso su sé stesso per poi rinascere più bello e
lucente che mai.
L’astronauta prese il timone della nave e accelerò in direzione della luce, tenendo il
suo sacco di iuta stretto, per poi completare di nuovo dicendo: oh, oh, oh. Buon
Natale. Sto arrivando!

Di Simone Toma

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