Per mia madre era diventata una cara
consuetudine.
Alcuni giorni prima della Vigilia di Natale,
portavamo come regalo a mia nonna un piccolo dono.
In quell’occasione non ricordo la presenza dei
miei fratelli perche’ il nostro mezzo di trasporto
era semplicemente una bicicletta.
Di quella lontana tradizione, mi e’ rimasta
tenacemente ancorata nella memoria una sera più nebbiosa
del solito.
lo abbracciavo fortemente mia mamma, la quale
aveva un gran pedalare per arrancare nel muro grigio
di nebbia.
Conoscevamo il tragitto quasi meglio delle
nostre tasche.
Quel lungo tratto di strada provinciale, sprovvisto
anche delle luci fioche dei lampioni, per noi era
familiare; distinguevamo, anche senza vedere, ogni
ansa, ogni argine dei fossati padani. Durante l’ora
del crepuscolo, pero’
, l’aria era si
era fatta più scura e pungente del solito, la nebbia
fitta, come una pesante coperta umida, aveva
interamente bagnato il mio volto di bambina.
Eppure, appena giunta sulla soglia della casa
di mia nonna, varcai con trepidazione la porta e con
grande entusiasmo feci dono di cio’ che allora…mi
sembrava uno splendido dono. Ci volle tempo prima
che io, mia mamma e mia nonna insieme riuscissimo a
montare una piccola giostra di angeli caricata a molla
che effuse nell’aria note lieti, tintinnii di felicita’ La musica
si diffuse magicamente tra le stanze e ancora oggi, a
distanza di irraggiungibili anni, sento il calore
diffondersi tra le pareti, rivedo una scintilla di
gratitudine accendersi nello sguardo di mia nonna
che solo in particolari occasioni si riempiva di
profonda dolcezza.
Del ritorno a casa in bicicletta non mi e’ rimasta
alcuna traccia…
Tuttora non so spiegarmi come semplici tintinnii
possano essersi incisi così profondamente nei miei
ricordi, tanto da farmi sentire nuovamente accanto la
presenza di mia nonna e poterle
sussurrare un dolcissimo Buon Natale. Quanti anni
sono passati da allora! Eppure questa sera mi
chiedo:- Quanto sappiamo ancora credere nei
gesti semplici, quelli che nascono
spontaneamente e preziosamente solo dal
cuore?
Di Giuliana Vezzoli