C’era una volta una bambina di nome Camilla che tutti chiamavano fin dalla nascita Mila.
Viveva con il padre e la madre a Govone un piccolo e grazioso borgo medievale in provincia
di Cuneo.
La vita di Mila era permeata da dolcezza e dedizione. Suo padre Berto lavorava in
un’azienda di cioccolatini rinomata per i suoi prodotti deliziosi, e ogni sera tornava a casa
con le mani che profumavano di cacao e vaniglia.
La madre Tilda era amorevole e aveva scelto di dedicare tutto il suo tempo a crescere la
figlia. Ogni giorno era un’avventura, riempita di giochi, passeggiate nel bosco e lunghe
chiacchierate vicino al camino.
Tilda insegnava a Mila l’importanza della gentilezza, del coraggio e della creatività,
infondendole valori che avrebbe portato con sé per tutta la vita.
Il legame tra madre e figlia era speciale, un filo invisibile che le teneva unite anche nei
momenti più difficili.
La sera, prima di addormentarsi, avevano un rito abituale, si sdraiavano sul letto della
camera di Mila per ascoltare la melodia che proveniva da un vecchio carillon.
La magia di quella musica trasformava il momento del sonno in un viaggio sereno, pronto
ad accogliere i sogni più belli.
Quel carillon era stato regalato a Tilda quando era bambina da un artigiano locale in
occasione del Natale.
Tilda era fragile di salute e negli ultimi tempi stava rapidamente peggiorando. Si stava
avvicinando il Natale ed era una festa molto sentita per la loro famiglia, ma anche per l’intero
paese, perché Govone a partire da metà novembre si trasformava in un autentico villaggio
natalizio.
Il paese diventava “il magico villaggio di Natale” e per Mila e sua mamma, rappresentava un
momento di gioia e di amore condiviso, che aspettavano con impazienza ogni anno.
Quell’anno, un’ombra oscura avvolgeva la loro casa. Tilda si era ammalata gravemente, e
Mila si ritrovava a combattere una battaglia contro il tempo. La magia del Natale sembrava
offuscata dalla preoccupazione e dal dolore.
La notte di Natale, mentre il castello di Govone esplodeva di vita e gioia, Mila sedeva accanto
al letto di sua madre, stringendole la mano fredda e fragile e cercando di trasmetterle tutta
la forza e l’amore di cui era capace.
Gli echi di felicità che giungevano dal villaggio natalizio sembravano provenire da un altro
mondo, un mondo di gioia e spensieratezza, che Mila faticava a riconciliare con la realtà del
momento. Eppure, proprio in quei suoni lontani, trovava una scintilla di speranza.
Tilda con parole sussurrate come un vento leggero disse: “Ricorda, Mila, che l’amore che
abbiamo condiviso è eterno. Io sarò sempre con te, in ogni stella che brilla e in ogni fiocco
di neve che cade.”
Le consegnò nelle mani il suo carillon e le disse: “Ascolta la sua musica e in ogni nota
sentirai la mia voce.”
Qualche istante dopo, Tilda chiuse gli occhi per l’ultima volta, lasciando Mila avvolta in una
dolorosa solitudine.
Mila aveva solo sette anni quando la sua mamma morì, lasciando un vuoto incolmabile nel
suo piccolo cuore. Rimase con il padre, che ogni giorno cercava di essere forte per sua
figlia, nascondendo le lacrime dietro un sorriso coraggioso.
Nonostante il forte dolore, Mila trovava nel carillon un rifugio sicuro, un luogo dove poteva
sentire la presenza della madre e mantenere viva la sua memoria.
Ogni sera, quando il mondo diventava silenzioso, Mila girava la chiavetta dorata del carillon
e lasciava che la melodia riempisse l’aria di note magiche.
Il carillon rimase un legame tangibile con la mamma, era come se, attraverso quella musica,
sua madre fosse ancora lì, a vegliare su di lei, a darle forza e coraggio.
Un anno era quasi passato dalla notte di Natale in cui la madre di Mila era morta. Le festività
natalizie si stavano avvicinando e l’aria festiva che solitamente riempiva la casa era sostituita
da una tristezza.
Berto nonostante il suo dolore si impegnava a mantenere viva la tradizione natalizia
cercando di ricreare l’atmosfera magica che avevano sempre amato. Preparava i dolci
natalizi che Mila adorava, sperando che quei piccoli gesti potessero portare un po’ di calore
e serenità nei loro cuori.
Mila apprezzava tutto quello che suo padre faceva, ma tuttavia, il suo cuore era pesante e
il sorriso faticava a farsi spazio tra le lacrime. Le feste, che un tempo erano un momento di
pura magia e gioia, ora erano intrise di nostalgia e tristezza.
La sera della Vigilia di Natale Mila si sedette sul letto con il carillon stretto tra le mani e
mentre ascoltava la dolce melodia, qualcosa di magico accadde: dalla finestra scendeva
una neve soffice che bussava leggermente ai vetri e si univa alle note del carillon, creando
un’armonia perfetta.
Mila si alzò e si avvicinò alla finestra, un po’ intimorita. Il suono della neve che cadeva
dolcemente sembrava trasportare un sussurro familiare, quasi come se sentisse la voce
della madre. Con il cuore che batteva forte, Mila aprì lentamente la finestra. La neve
scendeva soffice ed era una presenza rassicurante che la incoraggiava a uscire, a vivere
quel momento speciale insieme al padre.
Decisa a seguire quel richiamo, Mila uscì di casa, trascinando suo padre con sé. Sotto il
cielo stellato, si lasciarono avvolgere dalla neve, sentendo che ogni fiocco era un segno
dell’amore eterno della madre.
Avvolti nei loro cappotti pesanti, padre e figlia si avviarono sotto la neve che cadeva soffice
verso il villaggio natalizio.
Camminavano fianco a fianco, cercando conforto l’uno nell’altro. Ogni passo era
accompagnato dal suono ovattato della neve sotto i loro piedi e sentivano la presenza di
Tilda che era più forte che mai.
Giunti al villaggio Mila sentì improvvisamente la musica del carillon della madre. Seguì la
melodia come se fosse guidata da un’invisibile mano. Quel suono proveniva da una piccola
bottega di un artigiano.
Padre e figlia entrarono nella bottega e un anziano venditore li accolse con gentilezza. I suoi
occhi saggi notarono immediatamente il dolore di Mila.
“Benvenuta, bella bambina. Io sono un vecchio artigiano che costruisce carillon magici sin
da quando ero un bambino,” disse l’anziano venditore con un sorriso affettuoso.
Mila guardava con insistenza il carillon che l’artigiano teneva tra le mani, perché le sembrava
proprio quello della mamma.
L’artigiano, notando l’intensità dello sguardo della bambina disse: “Vedo che questo carillon
ti ricorda qualcosa di speciale”. ” Uno uguale l’ho creato tanti anni fa per una bambina di
nome Tilda,” disse l’artigiano. “Era una bambina speciale, come te, piena di sogni.”
“Ecco, te lo regalo sperando di allontanare la malinconia dai tuoi occhi e dal tuo cuore,”
Mila accettò il carillon con gratitudine e senti il cuore riempirsi di una nuova luce.
Padre e figlia, con il prezioso dono tra le mani, si strinsero forte.
Quella notte, la magia del Natale si rinnovò per Mila. Abbracciati, padre e figlia trovarono
conforto e speranza, sapendo che, nonostante tutto, il legame con la madre sarebbe rimasto
vivo nei loro cuori.
Di Serena Lombardo