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Una Vigilia Speciale

Una Vigilia Speciale

Era la mattina della Vigilia di Natale e la famiglia del piccolo Simone, in fermento per
i consueti preparativi, faceva un gran baccano.
Simone così, ancora a letto, si svegliò per il rumore e, tutto imbronciato, sentendo
grida e schiamazzi provenire anche dalla finestra, si affacciò per guardare fuori.
In fondo alla strada, i bambini con le loro mamme giocavano gioiosi con la neve, e il
loro correre produceva un allegro rumore di passi e di neve smossa.
Tuttavia, Simone ne era infastidito, così, si diresse verso la porta per affacciarsi sul
corridoio.
La sua mamma, che intanto trasportava pesanti addobbi, alla sua vista disse:
̶Ben svegliato! Le tue sorelle sono già in piedi e papà è già uscito a comprare le
ultime cose per la cena…che ne dici di darci una mano? Su, corri a lavarti! È la Vigilia
di Natale! ̶
Ma Simone, con aria contrariata, rispose:
̶Che barba questa Vigilia! Ogni anno la stessa storia…non c’ è scuola ma bisogna
alzarsi presto per aiutare a preparare! Chi l’ha deciso? E poi non mi interessa stare
tutti insieme a festeggiare! ̶
Fatte le sue rimostranze, raggiunse il bagno e sbatté forte la porta.
Intanto, la sua mamma e le sue sorelline Laura e Giulia continuavano ad abbellire la
casa con gli addobbi, ridendo divertite.
Poco dopo, riecco ricomparire Simone.
Così la mamma gli si avvicinò e chiese:
̶ Simone, ma proprio non ti piace preparare la tua casa per il Natale? Tra poco le
tue sorelline mi aiuteranno in cucina a preparare i biscotti! Perché non vieni anche
tu? ̶
̶ Ma a me non importa! Io vorrei essere solo lasciato in pace a giocare! Questo è il
regalo che voglio! Esser lasciato in pace a giocare senza di voi! ̶rispose contrariato.
̶ Allora vorrà dire che resterai in cameretta a giocare per tutto il giorno. Intanto, io e
le tue sorelline continueremo a mettere addobbi, poi faremo i biscotti, e quando
tornerà il tuo papà andremo a giocare in giardino con la neve!
Se proprio ti piace stare tutto solo, perché non lo chiedi a Babbo Natale? Magari
potrebbe anche darti una nuova famiglia in cui stare! ̶ concluse la mamma.
Così Simone andò a giocare nella sua cameretta, pensando e ripensando a quelle
parole.
Poco più tardi, suonò il campanello, era il papà che rientrava, reggendo a fatica
grandi scatole con biscotti e dolciumi.
Le sorelline e la mamma accorsero a salutarlo, poi lo aiutarono a portare i pacchi,
mentre Simone continuò a giocare.
Quindi, i quattro si coprirono per bene e si recarono in giardino, mentre Simone restò
nella sua stanzetta.
Dopo un po’, era quasi mezzogiorno, il bambino annoiato si affacciò alla finestra dove
poteva vedere il suo giardino.
Così, guardando le sorelline con i genitori giocare con la neve, correndo e ridendo
per la gioia, ripensò alle parole della mamma, magari avrebbe davvero potuto
chiedere a Babbo Natale una nuova famiglia che lo lasciasse in pace a giocare!
Intanto, la stanchezza iniziava a farsi sentire, quando d’un tratto, sentì bisbigliare
all’orecchio da una voce maschile:
̶ Dunque, è questo il tuo desiderio per Natale…una famiglia tutta nuova! Ebbene,
sarai accontentato! ̶
Simone si voltò di scatto ma, non vedendo nessuno, pensò di aver immaginato.
Quindi, assonnato, si stese sul letto.
Ad un certo punto però, iniziò a sentire freddo.
Così riaprì gli occhi ma, notando che il tetto era grigiastro…con pezzi di intonaco
mancanti… si alzò di scatto per guadarsi meglio intorno.
Mancavano i vetri alla finestra…al loro posto vi erano delle tende attaccate con corde
e nastro adesivo, che si aprivano, mosse dal vento.
Simone balzò dal letto e corse alla porta per chiamare la sua mamma e il suo
papà…ma nessuno rispose.
Poi, entrò nella stanza accanto…con pochi mobili, tutti impolverati…mentre in fondo,
su una vecchia credenza, un piccolo albero di Natale con qualche pacchetto sotto,
gli fece capire che quella doveva essere la Vigilia in una nuova famiglia che gli aveva
promesso Babbo Natale!
Trascorso qualche minuto, entrarono nella stanza un uomo alto e snello, una signora
dall’aria molto triste, anche lei magra, e due bambini, con vestiti sporchi e l’aria
smarrita.
Simone, intanto, li osservava in silenzio.
Poi, i suoi nuovi genitori, spiegarono ai bambini che bisognava attendere sera per
aprire i regali, quando l’allarme per le bombe sarebbe finito.
Simone allora si affacciò ad una delle poche finestre intatte, e vide uno spettacolo
desolante: intorno tutto era grigio e scuro…le strade erano distrutte e le case tutte
bucherellate. Non vide un solo bambino con la sua mamma correre felice…non si
sentiva una sola risata…come gli mancavano i gridolini delle sue sorelline, ora.
Al loro posto, udì lontane, come tante ambulanze insieme, le sirene dell’allarme di
cui parlava la sua nuova mamma…l’allarme per le bombe che i signori cattivi
lanciavano per distruggere ogni cosa.
Poi, quando tutto fu finito, in silenzio, vedendo i suoi nuovi genitori stanchi e i suoi
due nuovi fratellini tanto spaventati, aiutò la mamma a cucinare e poi cenò con loro.
Arrivata l’ora della nanna, poiché le bombe non sarebbero più cadute, la mamma li
invitò ad aprire i piccoli pacchetti che contenevano nocciole e castagne, e Simone
ne fu felice.
Poi, lesse la storia di una famiglia tanto fortunata perché viveva in un paese dove
non cadevano bombe, che si apprestava a festeggiare il Natale.
Quindi, Simone, stanco e infreddolito, si mise a letto e si addormentò.
Arrivò così un nuovo mattino…Simone si svegliò e sbirciò da soffici coperte.
Il soffitto era familiare…le pareti intorno anche…era nella sua stanzetta!
Si alzò di colpo e, sceso dal letto, si andò a lavare, indossò dei caldi indumenti e
corse ad aprire la porta…l’albero addobbato era ancora pieno di doni e la tavola non
era stata ancora apparecchiata.
Era ancora la Vigilia di Natale! Così, corse in giardino verso i suoi genitori e le sue
sorelline, e li abbracciò felice.
Poi, disse commosso:
̶ Mamma, papà ora ho capito! Vi chiedo scusa, sono stato egoista e
disubbidiente…ma ora conosco la fortuna che ho! Ho una casa calda e accogliente,
piena di buone cose da mangiare, ho una famiglia che mi vuole bene e che si aiuta
l’un l’altro! Vi aiuterò anch’io d’ora in avanti, non farò più capricci perché lì fuori, ci
sono tanti bambini meno fortunati di me! ̶
La mamma e il papà sorrisero felici, poi continuarono a giocare con la neve per un
po’, gridando e ridendo per la gioia.
Si fece quasi sera, era ora di rientrare per preparare la cena.
Così, una volta in casa, ognuno aiutò per quel che poteva, chi ad abbellire la tavola,
chi in cucina.
Finalmente bussarono alla porta…erano i nonni e gli zii pieni di doni.
Arrivò così l’ora di aprire i regali…ma, mente i bambini scartocciavano i pacchi,
Laura, la sorellina di Simone, notò un uomo sbirciarli dalla finestra…così, chiamò il
fratello…e questi, quando vide l’uomo vestito di rosso, pensò che quello dovesse
essere proprio Babbo Natale…il quale, sorrise al bambino e poi, sparì tra i fiocchi di
neve.

Di Cristina Stinga

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