Considerate da sempre i giganti del mare, le balene sono animali misteriosi, protagonisti di racconti e leggende. A renderle affascinati è senza dubbio anche il loro modo di comunicare, un canto incredibile e molto musicale. Una melodia simile a quella composta dall’uomo che gli scienziati paragonano a quella della musica classica e jazz
Le balene riproducono il loro canto quando nuotano sott’acqua; il suono si propaga infatti più velocemente nell’acqua che nell’aria e in questo modo i cetacei riescono a comunicare con i loro simili anche a distanze particolarmente elevate. Sembra che questi grandi mammiferi siano addirittura in grado di improvvisare brevi “frasi” composte da singoli suoni chiamati “unità”. Le frasi poi si ripetono più volte per creare un “tema”. Infine i temi vengono cantati in un ordine coerente senza ripetizioni creando una vera e propria canzone. In particolare, le balene megattere- cetacei che possono raggiungere una lunghezza di 15 metri e un peso di 30 tonnellate – sono famose per i suoni e canti che emettono prevalentemente durante la migrazione nel periodo dell’accoppiamento e non solo. Canti che durano anche 20 minuti, composti da numerosi elementi acustici, tanto da essere considerati una delle forme di comunicazione animale più complessa. Così come altri suoni della natura anche le vibrazioni e le tonalità del canto delle balene hanno una sorprendente varietà di effetti positivi sulle persone come favorire il rilassamento, il sonno è la quiete.
Perché le balene cantano
Il “primo studioso a scoprire il canto delle balene fu Roger Searle Payne, biologo e ambientalista americano, che nel 1967 condusse una ricerca sui cetacei, in particolare sulle megattere e le balene azzurre, per studiare le loro migrazioni, le culture e soprattutto le vocalizzazioni. “Fiumi di suono esuberanti e ininterrotti” così descriveva i canti di questi bellissimi mammiferi che secondo lui venivano prodotti per comunicare attraverso l’intero oceano, teoria che poi fu successivamente confermata.
Alcune delle registrazioni di Searle Payne furono pubblicate nel 1970 com un album chiamato Songs of the Humpback Whale (ancora il disco di suoni naturali più venduto di tutti i tempi ) che aiutò a guadagnare visibilità per il movimento Save the Whales che cercava di porre fine alla caccia commerciale. Bisognerà attendere il 1986 perché la caccia alle balene venga proibita.
Negli anni, grazie a numerosi studi sui comportamenti dei cetacei si è arrivati a capire come il canto delle balene possa essere considerato un vero e proprio scambio culturale. Le megattere sono infatti in grado di copiare e apprendere le canzoni da popolazioni diverse che abitano anche a grande distanza per poi a loro volta tramandarle. E’ quanto emerge da un recente studio che ha analizzato per sei anni i canti delle megattere dell’Australia orientale e di quelle della Nuova Caledonia. La ricerca evidenzia che a cantare siano solamente i maschi – fino anche a 10 ore al giorno! – creando una canzone unica che però nel tempo si evolve, diventando sempre più complessa e che viene appresa e ripetuta dagli altri individui.
I canti vengono prodotti in particolare durante il periodo dell’accoppiamento, per attirare l’attenzione delle femmine. In altre circostanze per comunicare agli altri la presenza di una gran quantità di pesce di cui cibarsi nelle immediate vicinanze. Oppure come una sorta di avvertimento per scoraggiare dei rivali, per definire il territorio e per stabilire una gerarchia.
Il canto delle balene e i rumori dell’uomo
Biologi ed etologi hanno da tempo sollevato il problema di come il notevole incremento del traffico marittimo e il conseguente aumento dell’ intensità dei suoni prodotti in mare possa influire sulla comunicazione tra le balene, ipotesi confermata da uno studio realizzato dal Fondo internazionale per la protezione degli animali WDC (Whale and Dolphin Conservation Society) che ha rilevato come il rumore generato dalle navi, soprattutto i suoni prodotti dai sonar, porti i grandi mammiferi marini ad aumentare l’ampiezza delle loro vocalizzazioni o addirittura a diminuire del 90% la distanza per poter comunicare tra loro. In molti casi inoltre l’inquinamento acustico prodotto dall’uomo provocherebbe sordità nelle balene che diventano così incapaci di produrre i loro canti.
Proprio per conservare Il canto delle balene e rendere tutti consapevoli di cosa succeda sotto il mare, Google in collaborazione con la Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) degli Stati Uniti, grazie al programma AI for Social Good che sfrutta l’intelligenza artificiale, ha prodotto 170 mila ore di registrazioni, circa 19 anni.
Il risultato è il sito Radio pattern: Whale Songs su cui si possono ascoltare più di 8 mila ore di canti delle balene. Ingrandendo i singoli suoni su uno spettogramma grafico è semplice comprendere l’inizio, la fine e le ripetizioni di ogni singolo canto, scoprendo le strutture melodiche come si trattasse di vere composizioni musicali. Immergendosi nei suoni di Radio Pattern chiunque, non solo gli scienziati può così prendere parte a questo affascinante viaggio di esplorazione sonoro del mare.