La musica è un linguaggio universale che accomuna tutti gli esseri umani. Che fa bene all’anima e al corpo, tanto che spesso viene consigliata dai medici come terapia efficace per affrontare problemi psichici e neurologici, specialmente in bambini e adolescenti. In questo contesto, la musicoterapia emerge come uno strumento educativo e terapeutico molto efficace anche con i più piccoli: bambini con disabilità, affetti da deficit di attenzione, iperattività (ADHD), ritardo mentale, con disturbo dello spettro autistico fino anche ai nati prematuri.
Alice Mazzara Bologna, musicoterapeuta con formazione psicodinamica, ha condiviso con Ocarina la sua esperienza e conoscenza su come la musica possa influenzare positivamente il benessere emotivo e mentale dei bambini affrontando le sfide che incontrano.
Qual è il ruolo della musica nel trattamento e nella cura dei bambini con difficoltà? In che modo la musica può influenzare il loro benessere emotivo e mentale
La musicoterapia si basa su una tecnica che parte dal presupposto che ogni individuo possa manifestarsi in modo musicale, anche attraverso il suono del respiro, dei passi o della voce stessa.
In particolare la musicoterapia si avvale del ritmo, della melodia e delle note facendone strumenti per favorire processi di apprendimento, motricità e soprattutto attivare canali comunicativi verbali e non verbali. Anche le persone con disabilità gravi possono usufruire della musica come un canale di comunicazione alternativa, così come molte persone, non necessariamente disabili, che hanno difficoltà a verbalizzare i loro stati emotivi, trovano sicuramente giovamento nell’utilizzare la musica per esprimere le loro emozioni e pensieri.
Quali sono gli strumenti musicali o le tecniche che trovi particolarmente efficaci nel trattamento dei bambini con difficoltà?
Lavoro molto con i bambini sia in sedute individuali che attraverso progetti nelle scuole. Durante le sedute individuali gran parte del tempo lo impiego nel suonare insieme ai giovani pazienti, utilizzando strumenti classici come il pianoforte e la chitarra, ma anche lo strumentario Orff, che include strumenti piccoli a misura di bambino come micro xilofoni e micro maracas. Attraverso gli esercizi-gioco promuovo il rinforzo delle capacità logico-matematiche e incoraggio i bambini ad esprimere e percepire emozioni e stati d’animo.
Nelle scuole, l’obiettivo è l’inclusione; è infatti ormai indiscusso, che la musica sia utile in particolar modo per coloro che hanno difficoltà di interazione con il mondo esterno, creando un ponte tra tutti i bambini.
Quali sono i principali benefici che i bambini con difficoltà possono ottenere attraverso la musicoterapia?
Gli obiettivi della musicoterapia sono a lungo termine, includono il promuovere uno stato di benessere, stimolare il rilassamento e favorire il contatto. Spesso però i risultati raggiunti sono merito della musicoterapia ma anche dell’importante lavoro che viene fatto con l’equipe dove si integrano obiettivi e competenze.
Una gran parte del lavoro che svolgo con i bambini si basa sull’ascolto dei brani musicali. Al termine di ogni ascolto, stimolo i bambini a dire che cosa hanno provato, quali sono le emozioni principali: felicità? Paura? Tristezza? Il mio ruolo comunque è quello di osservatrice: osservo i loro movimenti, le espressioni corporee anche minime che si verificano con l’ascolto della musica. E proprio attraverso l’ascolto della musica, i bambini riescono a liberarsi, ballando, cantando, giocando, facendo emergere creatività, lati nascosti, emozioni e sentimenti che, i più piccoli, non saprebbero o non potrebbero esprimere con le parole.
La scelta dei brani da ascoltare comporta un notevole lavoro di ricerca e si differenzia in base ai posti e agli ambiti applicativi. cerco di proporre brani e generi differenti rispetto a quelli che il bambino già conosce.
Con i bambini con disabilità lavoro spesso nella stanza multisensoriale e lì faccio ascoltare molti brani ambient o di musica classica che non hanno un bit o una ritmica troppo incalzante tipo Yeha Noha dei Sacred spirit, un brano con accenno ritmico. Nell’ambito preventivo con bambini senza problematiche cerco di utilizzare brani il più possibili strumentali, con vari generi musicali partendo dal metal, standard jazz, blues, musica classica, un po’ di tutto proprio per educare e abituare l’orecchio a vari generi.
In questo caso l’ascolto è più ludico e coinvolge tutto il corpo, arrivando anche al ballo. Per i bambini piccoli spesso compongo canzoncine seguendo determinati parametri e anche passioni del bambino stesso.
Come coinvolgi i genitori o i caregiver nel processo di musicoterapia dei bambini?
Il ruolo dei genitori è fondamentale, soprattutto nelle situazioni complesse dove i bambini hanno difficoltà di comunicazione. All’inizio del percorso terapeutico, i genitori partecipano attivamente; dopo un periodo di inserimento il bambino rimane da solo con il terapeuta per sentirsi libero di esprimersi.
Per me è molto importante sapere la storia degli ascolti musicali della famiglia, perché solitamente i bambini sono affezionati e piacciono tale musiche.
Quali consigli daresti ai genitori che desiderano incoraggiare i loro figli a utilizzare la musica come parte del loro percorso di guarigione o crescita?
Consiglio ai genitori di avere un approccio naturale e spontaneo alla musica, continuando a cantare e ascoltare la musica insieme ai loro figli fin dalla nascita. È importante stimolare l’ascolto della musica, rispettando sempre i gusti e le preferenze dei bambini.