Dopo ben 16 anni di attesa, i The Cure sono tornati a emozionare il pubblico di tutto il mondo il 1° novembre con il lancio di “Songs of a Lost World”, il loro quattordicesimo album in studio. Questa uscita tanto attesa non si è limitata alla sola distribuzione digitale, ma è stata accompagnata da un evento live al Troxy di Londra, una performance dal vivo che ha permesso ai fan di vivere l’emozione della nuova musica in tempo reale. L’evento, trasmesso in streaming su YouTube, ha trasformato il concerto in un vero e proprio “rituale collettivo”.
La serata al Troxy è andata oltre il semplice concerto; è stata una celebrazione della storia dei The Cure, che ha intrecciato canzoni inedite e pezzi storici. Con una scaletta di 33 brani e una durata di oltre tre ore, Robert Smith e la band hanno dimostrato una passione e un’intensità raramente viste oggi, offrendo un set completo che ha spaziato dai nuovi pezzi “Alone” e “Endsong” ai classici come “Disintegration”, “A Forest”, e l’intramontabile “Lullaby”, un brano che continua a risuonare profondamente tra i fan.
Pubblicata nell’aprile del 1989 nell’album “Disintegration”, è, infatti, uno dei brani più celebri della band, noto per il suo fascino misterioso e per un’atmosfera quasi fiabesca. Anche se spesso descritta come una ninna nanna dai toni oscuri, la canzone possiede una melodia avvolgente e un ritmo ipnotico che la rendono curiosamente adatta anche all’ascolto da parte dei più piccoli.
“Lullaby” è ispirata a un ricordo d’infanzia di Robert Smith, il frontman della band, che ha raccontato di come suo padre gli cantasse ninne nanne particolari per farlo addormentare, con finali che giocavano con l’elemento del mistero. È questo senso di “paura controllata” a conferire alla canzone un’aura fiabesca, una ninna nanna alternativa, che affascina senza risultare veramente spaventosa, soprattutto per i bambini più grandicelli, abituati a storie con un pizzico di mistero.
Anche se la canzone è nota per il suo testo enigmatico, l’elemento che più colpisce di “Lullaby” è la sua musica. Il ritmo delicato e ripetitivo, unito al suono morbido della chitarra e degli archi, crea un’atmosfera sognante e quasi ipnotica. Per i bambini, questo ritmo è accattivante e li porta in un mondo sonoro che, come una fiaba raccontata sottovoce, intriga senza sovraccaricare.
Il videoclip di “Lullaby”, vincitore del British Video of the Year ai Brit Awards del 1990, contribuisce a rendere la canzone un’esperienza suggestiva. Robert Smith si trova in un ambiente onirico, avvolto in ragnatele, come se fosse immerso in un sogno fiabesco. L’idea di una fiaba oscura non è insolita per i bambini, abituati a storie come quelle dei fratelli Grimm, in cui il mistero e l’incanto vanno spesso di pari passo.
Di seguito vediamo il videoclip