Quest’anno ricorrono i 100 anni dalla nascita di Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, figura di rilievo nel Novecento fondamentale nella storia dell’istruzione e dell’impegno sociale in Italia grazie al suo impegno di educatore.
Sacerdote, educatore, pedagogo, attivista, Don Milani ha dedicato la sua vita alla lotta per l’uguaglianza, la giustizia e i diritti civili.
Nato il 27 maggio 1923 a Firenze, don Milani è stato promotore di una scuola di tutti, per tutti, in grado di donare non solo un modello educativo nuovo ma anche un intero modo di intendere la vita.
Uno tra i suoi progetti più importanti è stato sicuramente la scuola di Barbiana, da lui fondata nel 1954 in una piccola frazione di Firenze. Qui il priore iniziò a lavorare per offrire ai bambini e alla bambine della zona un’educazione di qualità mettendo in pratica un metodo di insegnamento innovativo e rivoluzionario, un laboratorio di innovazione pedagogica, che ha influenzato profondamente la scuola italiana e internazionale. “Si faceva lezione tra i prati e lungo i fiumi, senza lavagna, senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati”. Milani era convinto che la scuola dovesse essere un luogo di inclusione e di emancipazione, dove gli studenti potessero sviluppare appieno le proprie capacità e talenti.
La scuola di Barbiana divenne così un luogo in cui si sperimentavano nuovi metodi di apprendimento basati sull’esperienza diretta e sulla partecipazione attiva degli studenti. Venivano affrontati temi sociali e politici attraverso il teatro, la letteratura, la filosofia, il giornalismo e anche la musica. Il priore fiorentino riconosceva infatti il valore della musica come mezzo di espressione e comunicazione.
Il rapporto di Milani con la musica è stato per molti anni ignorato e anche sottovalutato. Uno tra i primi a dedicargli la giusta importanza è stato lo storico Sergio Tanzarella nel suo libro Il pentagramma di Lorenzo Milani. Musica per la libertà,( 2021) anche grazie ad un accurato studio dell’epistolario milaniano (1.106 lettere, di cui 129 inedite). Così apre il suo volume:
“Proprio per arrivare a far crescere, aprire, sbocciare e fruttare tutto poteva e doveva essere utilizzato: dunque anche la musica ma senza egoistica voluttà e sterili estetismi”
All’approccio teorico e astratto con la musica, Milani sostituì quello critico e militante. Il Sacerdote portò avanti la lotta contro l’analfabetismo alimentato dal potere, convinto che riguardasse anche l’analfabetismo musicale. La musica classica era l’emblema stesso della possibilità per tutti di comprendere e padroneggiare discipline ritenute elitarie, non rivolte ai meno abbienti. Don Milani introdusse così la lettura degli spartiti nella scuola di Barbiana, chiamando musicisti e compositori a far lezione agli studenti.
Molto bella la lettera di Milani indirizzata al musicista Antonino Luciani, maestro di lettura della partitura, dopo la prima lezione da lui tenuta ai ragazzi della scuola: “[…] E poi volevo dirti che ti sono tanto grato perché hai avuto ragione del nostro duro realismo e ci hai fatto per una sera volare in un cielo diverso dal nostro. Che i ragazzi fossero vinti e avvinti l’avrai visto anche da te. È la prima volta nella storia della nostra scuola che nessuno ha dormito”
Significativa la lettera della mamma di Milani alla figlia Elena scritta alla fine dell’estate del 1960 dove descrive con meraviglia una lezione di ascolto e solfeggio del concerto n. 5 opera 73 per pianoforte e orchestra di Beethoven: “[…] lassù come al solito – i ragazzi ora sono venti. Spesso sono ammirata ed esaltata dalla bellezza e eccezionalità di quell’ambiente. Altre volte la miseria, il sudiciume, il disagio di quella vita mi prende alla gola. Non mangiano abbastanza, non si lavano, puzzano, quel secchio d’acqua che portano da lontano è lurido e poi li vedi tutti e venti solfeggiare incantati il concerto L’imperatore davanti a una macchina di loro invenzione che svolge uno spartito sotto i loro occhi mentre il grammofono suona. E si sente che lì tutti i valori sono diversi dai nostri”.
Lezioni che fanno parte dell’eredità di don Milani e che risiedono nella pratica quotidiana dell’educazione dei propri studenti. Un vero invito a riflettere