Lo scorso settembre Ocarina ha partecipato al Festivaletteratura di Mantova proponendo due appuntamenti per bambini dal titolo Che Mai sento? Due letture di storie fantastiche inedite interpretate dall’attore Pino Costalunga e accompagnate dal live sonoro del rumorista Renato Taddeo. Una bella iniziativa di grande interesse e divertimento per i giovani spettatori che sono rimasti ad ascoltare a bocca aperta le storie, emozionati e immedesimati nei protagonisti. Dopo un ascolto attento e silenzioso, i bambini sono stati coinvolti attivamente nel ricreare i suoni ed i rumori dei racconti.Per l’occasione Ocarina ha intervistato Costalunga, attore di teatro, regista, autore, esperto di letteratura per l’infanzia che ci ha parlato della sua lunga avventura professionale con i bambini, svelandoci anche qualche espediente – frutto della sua lunga esperienza – che utilizza per coinvolgere e catturare la loro l’attenzione.
Dagli anni ’80 si occupa di teatro, collaborando con prestigiose compagnie italiane ed estere, quale è stato il motivo che lo ha spinto a lavorare con i ragazzi?
Negli anni mi sono occupato di molti progetti di lettura e spettacoli per bambini e sono autore di libri e di testi per il teatro destinati ai più piccoli. Ho inoltre partecipato a molti festival letterari nazionali con progetti di laboratorio, narrazione e letture ad alta voce: fra questi il Festivaletteratura di Mantova. Il mio obiettivo principale è quello di promuovere la letteratura per l’infanzia così come la lettura ad alta voce. I giovani hanno bisogno di leggere, a partire dalle scuole.
Quali sono gli elementi fondamentali per mantenere desta l’attenzione dei bambini, a teatro o durante le letture?
Innanzitutto è importante che le storie siano belle e che abbiano contenuti interessanti. Poi la storia deve essere raccontata bene in modo che i bambini siano coinvolti. Questo però non basta.
Il pubblico dei bambini è speciale: spesso i più piccoli non sono abituati ad andare a teatro, non riescono a stare in silenzio, parlano, vogliono partecipare. L’abilità dell’attore sta nel contenere questo flusso, tirarli dentro, considerandoli non un elemento di disturbo ma al contrario arricchente. Certamente non è facile, perché spesso gli attori si lasciano prendere dal proprio ego e non ci riescono. Per farti seguire li devi coinvolgere, devi giocarci, tutto in maniera professionale, seria. Il teatro non è “un gioco elettronico” né un tablet, mezzi con i quali i ragazzi interagiscono davvero ogni giorno. Lo spettacolo dal vivo può essere per il bambino proprio quell’occasione in cui impara a capire che ci sono pure momenti dedicati all’ascolto.
Prima parlava dell’importanza di educare i bambini all’ascolto e di come il teatro o in generale le letture dal vivo possano svolgere un ruolo fondamentale.
Specialmente nella lettura ad alta voce i ragazzi devono capire che ci sono momenti in cui si può parlare ma altri in cui si deve ascoltare. Questo è molto importante; assieme al racconto di storie, cioè alla narrazione si può partecipare con i propri suoi sentimenti: emozionarsi, avere paura, divertirsi, sentire la poesia delle cose…
La lettura ad alta voce è importante perché aiuta i bambini a sviluppare l’immaginazione, così come anche il linguaggio…spesso i bambini che sono abituati ad ascoltare le letture dai propri genitori o attraverso audio libri hanno più proprietà di linguaggio ed utilizzano maggiori vocaboli per esprimersi.
Da dove nasce la sua passione per la lettura ad alta voce?
L’ascolto della lettura ad alta voce aiuta i bambini , ma anche i grandi a rilassarsi, perché rimanda alla voce della mamma e del papà che ci raccontano le storie. Io per esempio sono molto affezionato alla storia di Tetè che mi raccontava sempre mio papà quando tornava a casa da viaggi di lavoro. Tetè era uno zingarello che girava il mondo insieme alla sua famiglia a bordo di un grosso camion…Tetè mi ha aiutato a sognare e rimarrà per sempre il mio personaggio preferito dell’infanzia. Tra gli autori contemporanei che scrivono per i ragazzi adoro Ulff Stark, cui ho avuto il piacere di collaborare, in particolare consiglio a tutti di leggere il suo libro Il paradiso dei matti.
Il teatro ai tempi della pandemia. In questi due anni in cui i teatri sono rimasti chiusi è riuscito a portare avanti in qualche modo le sue attività con i ragazzi?
Durante il Lockdown con Fondazione Aida, la fondazione con sede a Verona di cui sono direttore artistico, abbiamo dato vita a Teatro Off Line Ritrovarsi a teatro, un’iniziativa che ha avuto l’obiettivo di offrire ai ragazzi l’opportunità di partecipare a corsi di teatro tenuti da professionisti e formatori. Il tutto si è svolto in un ambiente virtuale che ha permesso ai partecipanti di interagire e incontrare coetanei, condividere le proprie emozioni e anche disagi.
Per i più piccoli abbiamo organizzato invece Onlife, una rassegna di spettacoli in rete, dove la piattaforma Zoom, veicolava i giovani spettatori – a numero limitato- in una stanza segreta che permetteva di vivere lo spettacolo in maniera interattiva.
Entrambe le iniziative sono state molto belle ma devo dire che ci è mancato molto incontrarsi in presenza, abbracciarsi…
Sono convinto infatti che il teatro sia prima di tutto relazione, un luogo d’incontro e proprio per questo
in questi mesi abbiamo tanto auspicato che i teatri venissero riaperti. Ora sembra che sia possibile e infatti a novembre finalmente ripartiremo con le nostre iniziative, questa volta in presenza.