Bambini piccoli davanti allo schermo? Quanto dannoso può essere l’esposizione a smartphone, tablet e televisione nei primi anni di vita? È possibile trovare un equilibrio tra regole e routine quotidiana?
Studi recenti forniscono risposte a queste domande, sottolineando la necessità di linee guida che aiutino i genitori a gestire in modo consapevole tempi e modalità con cui i bambini usano gli schermi.
Tra le varie ricerche una pubblicata all’inizio di marzo sul Journal of American Medical Association (JAMA) Pediatrics rileva una correlazione tra l’esposizione agli schermi nel primo anno di vita e i ritardi nello sviluppo. Ciò solleva preoccupazioni sui rischi che i bambini corrono utilizzando per troppo tempo le nuove tecnologie.
Lo studio – uno tra i più importanti svolti negli anni – guidato dalla dott.ssa Mary Brushe del Telethon Kids Institute e condotto su un campione di 220 famiglie australiane ha rivelato in particolare un’associazione tra l’aumento del tempo trascorso davanti agli schermi e la diminuzione del dialogo tra genitori e figli nei primi anni di vita. I bambini esposti agli schermi hanno sentito meno parole dagli adulti, hanno vocalizzato meno e hanno avuto meno turni di conversazione, mettendo a rischio lo sviluppo linguistico.
Nelle osservazioni delle famiglie è stata utilizzata una tecnologia avanzata di riconoscimento vocale per monitorare obiettivamente il tempo trascorso davanti agli schermi e le principali misure del dialogo genitore-figlio. I risultati hanno sottolineato conseguenze significative, soprattutto per i bambini di tre anni, dove ogni minuto trascorso davanti a uno schermo ha comportato una riduzione statistica delle parole pronunciate dagli adulti, delle vocalizzazioni dei bambini e delle conversazioni totali. Sulla base delle associazioni riscontrate, avveniva una perdita quotidiana di 1.139 parole degli adulti, 843 vocalizzazioni dei bambini e 194 turni di conversazione.
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L’importanza di fare i conti con la realtà
Secondo Giuseppe Lavenia, psicologo specializzato in dipendenze tecnologiche, i dispositivi digitali offrono stimoli molto diversi dalle esperienze tradizionali dei bambini. Interagire con gli schermi non sollecita infatti la stessa profondità di linguaggio o di interazione sociale che si riscontra nel gioco con coetanei o adulti. Questo potrebbe tradursi in un rallentamento dello sviluppo linguistico e delle competenze sociali. Inoltre, i dispositivi tendono a presentare informazioni in modo rapido e frammentario, incidendo sulla capacità dei bambini di concentrarsi e dedicarsi a compiti più estesi e complessi.
A questo va aggiunto la capacità di non imparare a gestire la frustrazione. Il bambino, attraverso l’interazione diretta con l’ambiente e le persone, piuttosto che attraverso dispositivi digitali, impara a conoscere tutte le sfumature, compresa la gestione della frustrazione: insostituibile processo che pone le basi per un sano sviluppo psicologico e emotivo.
È sempre più frequente notare in giro, a casa, nei ristoranti, quanto i bambini davanti gli schermi siano concentrati, spesso immobili e totalmente immersi nel mondo che stanno osservando o con cui stanno venendo a contatto. Sebbene gli schermi possano offrire una soluzione immediata per calmare i bambini, secondo Giuseppe Lavenia, questi ultimi non imparerebbero ad affrontare e superare momenti di frustrazione in modi più costruttivi. Gli schermi diventano infatti una sorta di “soluzione rapida”, limitano i bambini nello sviluppare strategie adeguate per affrontare le sfide emotive con i genitori ma anche con gli amici e nella vita in generale.
Regole e buone pratiche degli specialisti
Mentre gli schermi sono diventati onnipresenti nella vita familiare moderna, trovare un equilibrio sano e promuovere ambienti ricchi di linguaggio sono essenziali. Identificare modi per utilizzare il tempo davanti agli schermi come opportunità per l’interazione genitore-figlio può mitigare gli effetti negativi e favorire uno sviluppo positivo.
A tale proposito riportiamo alcune raccomandazioni diffuse dalL’American Academy of Pediatrics e l’Organizzazione Mondiale della Sanità sui tempi e modalità di fruizione dei dispositivi in base all’età.
Prima di illustrarvi le linee guida principali è importante sottolineare l’assoluta importanza di non esporre davanti allo schermo, inclusa TV o giochi di vario genere, bambini sotto i 2 anni di età. Viene tollerata un’ora di tempo al giorno per i bambini tra i 2 e i 5 anni, e si sottolinea la necessità di fare un piano di utilizzo dei media per i bambini sopra i 5 anni. Questi suggerimenti derivano da uno studio che ha evidenziato come oltre il 75% dei bambini di età inferiore ai 2 anni e il 64% dei bambini tra i 2 e i 5 anni superino le linee guida raccomandate, ricevendo un’esposizione agli schermi molto oltre le “buone pratiche” suggerite.
È fondamentale stabilire regole chiare sull’uso della tecnologia in casa, valide sia per i bambini che per gli adulti.
Regola oraria: Si possono designare momenti della giornata “liberi da schermi”, come durante i pasti o prima della buonanotte, per favorire lo scambio e il contatto umano.
Presenza dell’adulto/Co-visione interattiva: È consigliabile non lasciare i bambini soli davanti agli schermi, ma condividere momenti e contenuti fruiti insieme, per generare discussione e vicinanza.
Pensare agli schermi al plurale: Non esiste solo lo smartphone, ma anche, per esempio, la televisione. Se il bambino può usare gli schermi per una determinata quantità di tempo, deve essere consapevole di scegliere attentamente cosa utilizzare durante quel tempo.
Regola dell’alternanza: È importante che il bambino sperimenti non solo l’uso digitale, ma possa continuare a fare tutte le attività tipiche della sua età, come giocare con altri bambini o fare sport.
Parental control: I genitori devono essere in grado di monitorare l’attività dei propri figli sui dispositivi e assicurarsi che vengano utilizzate solo app adeguate e pensate per loro.
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