Scrivere e raccontare storie per bambini - Ocarina Player
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THE POND

Ocarina intervista Lorenzo Stivani

Insegnante di scuola d'infanzia, autore di storie per bambini e appassionato musicista

23/08/23 Educare i bambini

Le vacanze stanno giungendo alla fine e si avvicina anche il momento di tornare o iniziare la scuola. Questo periodo dell’anno è intriso di emozioni contrastanti: c’è chi è entusiasta per l’inizio di un nuovo capitolo e chi, invece, prova ansia e preoccupazione. È qui che diventa importante sostenere i nostri bambini nel vivere appieno questo per passaggio, aiutandoli a fronteggiare il nuovo con positività, evitando di farsi sopraffare da emozioni negative e paure.
Per rendere questa esperienza ancora più piacevole e utile, vi regaliamo la bella e suggestiva audio favola Le Bugie con le Gambe Lunghe che potete scaricare QUI. Un racconto scritto e registrato da Lorenzo Stivani, insegnante di scuola d’infanzia, autore di storie per bambini e appassionato musicista. La traccia ha una impostazione da podcast radiofonico e la storia vera e propria inizia al min. 2,25.
Le storie, come “Le Bugie con le Gambe Lunghe” hanno un potere straordinario nell’aiutare i bambini a comprendere e affrontare le loro emozioni. Lorenzo Stivani, creatore di questa incantevole favola, è consapevole di come la narrazione offra un modo sicuro per esplorare paure e preoccupazioni, senza sentirsi giudicati. Inoltre, l’identificazione con i personaggi dei racconti può aiutare i bambini a sentirsi meno soli nelle loro sfide.
Ocarina ne ha approfittato per intervistare Stivani sulle sua attività di insegnate, di scrittore ma anche sul suo progetto di podcast “Favole nel traffico”
Buona lettura!
1. “Favole nel traffico”, così si intitola il suo progetto di podcast per bambini. Come è nata l’idea? Qual è l’intento principale? Come registra i podcast? Ha dei collaboratori?
In questi miei anni di lavoro alla scuola d’infanzia mi sono accorto di quanto i bambini siano soggetti, fin da pochi anni, a tanti. Molto spesso mi è capitato vedere bambini di 3 anni utilizzare Tiktok o Youtube in modo totalmente autonomo e senza supervisione. L’idea del podcast “Favole nel traffico” nasce così per voler trovare un’alternativa a questa situazione, in cui il bambino non sia passivo davanti ai contenuti, ma abbia un ruolo attivo e partecipativo. Grazie all’ascolto, il bambino è in grado di mettere in gioco la fantasia, immaginando la storia che sta sentendo, ed è stimolato a crearne di sue. Grazie a parole, suoni e musiche, si riscopre un nuovo modo di passare il tempo. il titolo del podcast vuole essere un omaggio a Gianni Rodari e richiama il traffico, proprio perchè trovo sia uno di quei momenti in cui il bambino viene maggiormente lasciato solo davanti al telefono. Io mi occupo della scrittura, produzione e pubblicazione delle storie, ma collaboro con Ludovica Sodano per la parte illustrativa.

2. E invece, “Lettere al semaforo” di cosa si tratta?
Lettere al Semaforo è il format del venerdì, in cui vado a leggere e ascoltare i messaggi che i bambini mi hanno mandato durante la settimana. Alla fine di ogni favola chiedo ai miei ascoltatori una curiosità, cosa gli sia piaciuto e cosa ne pensino della storia. Loro sono liberi di mandarmi dei messaggi vocali su Whatsapp per condividere tutto ciò che gli va. Ogni settimana arrivano decine di messaggi e sono uno più divertente dell’altro.

3. Perché ha iniziato a scrivere per i bambini?
Per necessità. All’interno della giornata scolastica mi arrivava molto spesso la domanda “ci racconti una storia?”. Inizialmente raccontavo le fiabe classiche, ma col passare del tempo è nato in me il desiderio di crearne di nuove, anche improvvisate sul momento, per non essere ripetitive. Vedevo che le storie piacevano molto, così ho iniziato ad annotare su un taccuino tutto quello che mi veniva in mente. Mi sono accorto che avevo già in pochi mesi tantissime idee. E da lì, mio fratello mi ha detto “le racconti talmente bene che potresti farci un podcast”.

4. Lei è anche maestro, scrivere fiabe e raccontarle ai bambini le serve in classe?
Serve tantissimo. Introduce i bambini a un mondo di immaginazione che è vitale per la loro età. Gli studenti riescono ad immergersi nei vari personaggi, provano sentimenti di empatia, sviluppano un pensiero critico e trovano uno spazio di discussione e confronto. Leggendolo sotto questi punti verrebbe quasi da dire che le fiabe sono una prima forma per insegnare cosa sia la democrazia. Tutti sono uguali davanti all’ascolto, ognuno ne trae e legge qualcosa di diverso dagli altri, la condivide e permette agli altri di imparare qualcosa.

5. Ai suoi alunni piace ascoltare le fiabe in classe?
Assolutamente sì, è ormai un appuntamento fisso quotidiano. Anche per me rappresenta una grande sfida, perché provo in classe anche a drammatizzare, con costumi e l’aiuto delle colleghe. Ultimamente creo molto anche con l’aiuto dei bambini. Le idee partono magari da qualcuno che dice “E se ci inventassimo una storia su…”. Non trovo che ci sia cosa più bella.

6. Come scrive una fiaba? La realizza anche insieme ai bambini?
Per le fiabe che invento, solitamente si parte da un’esperienza che vivo o qualcosa che vedo. Abito a Bologna, una città sempre piena di stimoli e iniziative. Vivendo e girando per le sue vie, mi vengono in mente, osservando un graffito o parlando con un passante, idee per personaggi stravaganti o eventi assurdi. Mi piace molto anche l’idea di ricordare nelle storie persone che ho conosciuto e che non ci sono più. Mi pare un bel modo per ricordarle e tenerne vivo il ricordo.

7. Come sceglie i temi? Ci sono temi che lei predilige?
Molto spesso non ci faccio caso, ne colgo il significato alla fine della scrittura. Mi capita molto, a livello inconscio, di voler parlare di inclusione e integrazione. Sono sicuramente temi caldi e attuali. Mi piace l’idea di far passare al bambino l’idea che siamo tutti uguali, ma allo stesso tempo ognuno è unico. Facciamo tutti parte di una grande comunità in cui ognuno di noi può dare il suo contributo per il bene comune. Altre volte, mi prefiggo proprio i temi che mi piacerebbe sviluppare. In futuro vorrei riuscire anche a parlare di argomenti come il lutto o la malattia. Trovo che non ci siano argomenti che non si possano trattare nell’infanzia, basta saperle spiegare nel modo giusto e con parole a loro comprensibili.

8. Quest’anno è uscito il suo libro “La musica spiegata alle bambine e ai bambini”, quale è l’intento principale?
Sono da sempre stato un grande appassionato di musica e, col tempo, ne ho fatto anche un lavoro. Suono in un gruppo musicale che si chiama “rovere” e da tempo mi sarebbe piaciuto unire questi miei interessi, scrittura e musica. Mi si è presentata l’occasione di poter scrivere un albo per la casa editrice Becco Giallo, in cui poter provare a dare voce a una mia idea sull’argomento. Sono convinto che la musica sia un vero e proprio linguaggio, in cui i bambini possano trovare un nuovo modo per comunicare con gli altri. Nel mio primo libro ho provato proprio a trasmettere questo messaggio: tutti possono fare musica, perché è divertente e ci permette di conoscere tantissime cose nuove. Non importa avere chissà quali strumenti, tutto può essere musica. Ricordiamoci che lo strumento più bello al mondo è già dentro di noi: la nostra voce.

9. Ha avuto dei feedback dai bambini o dai genitori che lo hanno letto?
Tantissimi. Il protagonista del libro, un gatto di nome Pentabaffo, alla fine del libro chiede ai bambini di mandare una mail con una foto, un video delle loro creazioni musicali. Non potevo credere a quante foto abbiamo ricevuto. Bimbi che ballavano mentre ascoltavano le musiche del libro, altri cantavano, altri ancora avevano inventato degli strumenti musicali partendo da delle bottiglie di plastica. Devo dire che ho imparato molto anche io da questo libro.

10. Nelle sue attività scolastiche prevede anche l’utilizzo della musica?
Assolutamente sì. Non sono molto dell’idea che alla scuola d’infanzia si debba partire con lo studio di uno strumento. Mi piace passare l’idea che sia meglio concentrarsi su aspetti di musicalità. Una canzone di Gazzè, Silvestri e Fabi dice “Chi vuole suonare prima deve imparare ad ascoltare” e sono d’accordissimo con questa affermazione. Dare al bambino nuovi stimoli musicali gli permette di scoprire un interesse e un gusto. Parte dal bambino il desiderio di voler suonare uno strumento. Il mio lavoro a scuola è quello di permettere che questa passione nasca e metta le radici per il futuro, che sia solo un ascoltatore o anche un musicista.

11. La musica può essere secondo lei uno strumento per facilitare i bambini nell’ apprendimento e nelle relazioni?
Certamente. Se ripenso al mio passato scolastico, molte nozioni le ricordo ancora perché la mia maestra Loretta le abbinava ad una canzoncina o ad una filastrocca. La musica e la poesia aiutano molto la memorizzazione, rendono l’apprendimento più ludico e stimolante. Lo stesso per le relazioni sociali, anche in ambito di inclusione per quel che riguarda la disabilità.

12. Qual è la sua esperienza in merito?
Ormai diversi anni fa scrissi la mia tesi di didattica musicale in una scuola per bambini ciechi nel Tamil Nadu, in India. Mi accorsi proprio di come, anche se non avendo la possibilità nè di poterci vedere nè di poter parlare la stessa lingua, con la musica fossimo riusciti a creare un ponte tra di noi. Proposi loro l’ascolto di musiche molto lontane dalla loro cultura e lessi nel loro volto la nascita di un interesse e la voglia di scoprire.

13. Infine un’ultima domanda sulla audio traccia “Le bugie con le gambe lunghe”. Perché ha pensato di scrivere questa storia? Come è nata l’idea?
La favola “le bugie con le gambe lunghe” parla di una piccola giraffa che deve affrontare una cosa difficilissima: andare a scuola per la prima volta. E’ un’esperienza molto forte per quell’età. Dover allontanarsi dai genitori, conoscere persone nuove e ambientarsi in un nuovo luogo può essere un passaggio molto delicato di crescita. Mi piaceva l’idea di aiutare questo passaggio con una favola, che semplicemente racconti al bambino che la scuola è un posto bello e pieno di stimoli. Il bambino ha bisogno di creare un attaccamento solido, in cui sappia che una volta finita la giornata di scuola ci sarà sempre un genitore pronto a venirlo a riprendere. Spero, con questa favola, di aver passato questo messaggio.