Scritta nel 1843, la favola è la più importante della raccolta di Libri di Natale e ancora oggi è uno dei racconti sul Natale più commoventi che esistano, in grado di smuovere anche gli animi di chi non è propenso al clima natalizio.
A Christmas Carol rappresentò all’epoca una forte critica alla borghesia inglese, sempre più presa dalle richezze portate dalla rivoluzione industriale ma sempre più indifferente ai problemi della gente meno abbiente.
La storia, ambientata la notte del 24 dicembre in una Londra di metà ottocento, parla, infatti, di un uomo d’affari, Scrooge, avaro ed egoista, che trascura la famiglia e ed è incapace di apprezzare le piccole cose e di provare emozioni e sentimenti come il calore che regala il Natale. Il racconto si conclude con la redenzione di Scrogge che diventa buono e magnanimo. Un happy ending pensato dall’autore per mandare un messaggio di speranza e di amore verso il prossimo, ancora molto attuale per la nostra società.
Non è un caso quindi che nel corso degli anni A Christmas Carol sia stato rappresentato attraverso diverse arti. Fra tutte ricordiamo la versione disneyana del racconto di Dickens, Canto di natale di Topolino (Mickey’s Christmas Carol), dove la parte del vecchio Scrooge è affidata a Paperon de’ Paperoni. A tal proposito sembra che Carl Barks abbia originariamente ideato il personaggio del “papero più ricco del mondo” proprio sulla falsariga di Ebenezer Scrooge, tant’è che il nome originale di Paperone era “Scrooge Mcduck“.
La trasposizione cinematografica più recente risale invece al 2009 e si intitola semplicemente A christmas carol. Diretta da Robert Zemeckis, si tratta di una pellicola che vede questa volta Jim Carrey nei panni di Scrooge, ma in vesti totalmente digitalizzate. Proprio l’uso della computer grafica rende ancora più fantastico e magico il clima fiabesco che Dickens aveva magistralmente impresso su carta.
Noi vi proponiamo la versione italiana del musical di animazione realizzata dal regista Stan Phillips nel 1997.
< Mi chiedo se per caso hai letto I Libri di Natale di Dickens – chiese Robert Louis Stevenson a un amico […] – Io ne ho letti due, e ho pianto come un bambino, ho fatto uno sforzo impossibile per smettere. Quanto è vero Dio, sono tanto belli, e mi sento così bene dopo averli letti. Voglio uscire a fare del bene a qualcuno […] Oh, come è bello che un uomo abbia potuto scrivere libri come questi riempiendo di compassione il cuore della gente! >
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